Attualità
Settimo

Emanuela e Rodolfo, il sogno della maturità realizzato a 48 anni

Il diploma tanto voluto è stato conseguito con qualche anno di ritardo ma con il massimo dei voti

Emanuela e Rodolfo, il sogno della maturità realizzato a 48 anni
Settimo Pubblicazione:

Non è mai troppo tardi. Si trae questo insegnamento ascoltando la storia di Emanuela Panizzolo e Rodolfo Di Biasio, due dei maturandi usciti con 100 dal temutissimo Esame di Stato.

Diplomati a 48 anni

Segni particolari? Per entrambi la carta d'identità indica 48 anni e per entrambi nei cassetti dei sogni c'era quel diploma che in passato, per cause di forza maggiore o per scelte di vita diverse, non erano riusciti a prendere.

Un diploma di maturità conseguito con qualche anno di ritardo che dimostra come, alla fine, l'età sia solo un numero. Emanuela e Rodolfo ci raccontano la loro Maturità direttamente dai banchi dell'istituto Galileo Ferraris e da quella scuola in cui hanno seguito i corsi serali. Dalla stessa aula in cui hanno svolto, qualche giorno prima, il colloquio orale, tappa finale di un percorso che li ha visti coronare un vero e proprio sogno professionale.

La storia di Emanuela

Emanuela, diplomata in Servizi commerciali, ha deciso di tornare sui banchi due anni fa. Ha seguito le classi terza e quarta insieme e ha completato il ciclo quest'anno con la quinta.

«Mi è sempre mancato questo pezzo, che era il diploma, anche per eventuali curricula e mi sono sempre trovata in difetto», racconta Panizzolo che, alla fine, ha voluto tentare il tutto per tutto. «Ho detto "ci provo, non ho niente perdere" poi, quando ho visto che la terza e la quarta è finita in modo positivo, ho detto “sì, ce la posso fare”, anche se quest'anno è stata dura e dopo gennaio ho pensato di mollare – ammette -. Pensavo che il serale fosse più semplice, invece, per fortuna, abbiamo appreso molte cose, i professori sono stati eccezionali ed è stata una bellissima esperienza».

Un'esperienza che ha dovuto incastrare con la vita lavorativa da impiegata e con quella da mamma. Il segreto? Organizzarsi e perdere qualche ora di sonno. «Lo studio mi è sempre piaciuto, ma l'organizzazione familiare è stata pesantissima. Studiavo fino alle due di notte, perché con due figli è stata assolutamente tosta ma avendo i figli dovevo dare il buon esempio. Anzi, loro mi hanno aiutata e sono molto orgogliosi di me. Anche le amiche mi hanno spronato e ho avuto diverse persone che mi hanno dato una mano», spiega Emanuela, sulla linea di un traguardo che ora diventa il nastro di partenza di una nuova sfida.

«Il 31 agosto ho il talk per l'università, per la facoltà di Beni culturali. Tanto mi rimangono ancora venti anni di lavoro, posso migliorare e ci provo, non ho niente da perdere», sorride Emanuela che, tra le mura del Ferraris, ha realizzato quel piccolo sogno nel cassetto. «Ringrazio questa scuola – conclude -, i professori che sono stati eccezionali e la mia famiglia».

E quella di Rodolfo

Esperienza simile anche per Rodolfo, come spiega ai nostri microfoni. «Ho iniziato tre anni fa questo percorso perché, purtroppo, in gioventù non ho avuto la possibilità, per cause di forza maggiore, di continuare gli studi. Poi, andando avanti, è arrivata la famiglia e i due figli. Quando hanno iniziato ad essere più grandi, io sono riuscito ad essere più libero e ho deciso di intraprendere questo percorso», ci racconta Di Biasio, nella vita manutentore industriale.

Un lavoro che lo ha portato a scegliere proprio l'indirizzo di Manutenzione assistenza tecnica, con l'obiettivo di affinare le proprie competenze. «Ho frequentato per tre anni tutte le sere dal lunedì al venerdì ed è stato un bell'impegno. Ci avevano detto che al serale non tendono a dare voti molto alti e invece, durante il percorso, sembrava che si riuscisse ad ingranare», racconta in merito a quel 100 scritto sul diploma.

«Ho cercato sempre di tenermi aggiornato. Adesso cercherò di applicare questi miei studi con altri corsi di specializzazione e farli fruttare nell'ambito lavorativo. Il mio scopo era proprio questo», dice Di Biasio che si è guadagnato a tutti gli effetti il titolo di «secchione» da quei suoi due figli, di 14 e 21 anni, che inizialmente gli avevano detto «tu sei pazzo». «Sì – afferma, senza celare troppo la soddisfazione -, adesso sono io il secchione di casa».

Seguici sui nostri canali