E' scontro politico sul futuro dell'ospedale settimese
Scintille tra maggioranza e opposizione tra richieste di unità, accuse e corsi e ricorsi
Mentre i lavoratori esprimono rabbia e preoccupazione per il loro futuro e quello delle loro famiglie, la politica si scontra senza risparmiare colpi. Il servizio completo su La Nuova Periferia di Settimo in edicola fino a lunedì 3 aprile.
Un incontro pubblico animato e molto partecipato
La mattina di sabato 25 marzo grande partecipazione al convegno organizzato da Insieme per Settimo e Articolo 1 per discutere del futuro dell’Ospedale e di sanità territoriale.
C’erano tutti, da Rifondazione Comunista a Fratelli d’Italia, passando per le civiche e i partiti di tutto l’arco costituzionale. Cittadini «liberi» e interessati compresi. Perché le notizie che circolano da settimane sul destino dell’Ospedale civico di via Santa Cristina, e soprattutto dopo la notizia dell’asta con base economica fissata a 50 milioni di euro, stanno preoccupando la cittadinanza.
Le accuse di Insieme per Settimo e Articolo 1
«Siamo qui - ha esordito Antonino Pultrone, segretario di Insieme per Settimo - per chiedere a tutte le forze politiche di essere unite per salvare il nostro Ospedale, esattamente come l’abbiamo conosciuto e lo conosciamo: una risorsa vera per il territorio». «Chiederò alla sindaca - ha aggiunto - di fare di tutto per ottenere un’alternativa per il mantenimento dei servizi attualmente presenti al pian terreno del presidio, senza che siano ricollocati altrove, a chilometri di distanza, e che si ottenga la salvaguardia dei circa 140 posti di lavoro».
«La maggioranza nei giorni scorsi ha presentato un Ordine del giorno da discutere nel corso del prossimo Consiglio comunale - ha poi detto - Faccio presente che per i suoi contenuti da noi non può essere condiviso. Perché nel testo è evidente che si accetti la decisione di vendere da parte della Regione. Soltanto emendando quella parte la maggioranza potrà trovare un nostro voto favorevole».
A rincarare la dose sono stati l’ex sindaco Aldo Corgiat e la consigliera di Insieme per Settimo Rosa Catenaccio.
«Per Comune, Saapa e Regione è sempre colpa di altri - ha detto Corgiat - Noi pensiamo invece che ci siano chiare responsabilità politiche dei soci. Chiediamo garanzie perché è indispensabile che Settimo mantenga l’ospedale e i servizi sanitari che sono stati allestiti al pian terreno della struttura. Non esistono sul territorio presidi che siano in grado di offrire eguali prestazioni e noi non possiamo permetterci di tornare indietro di trent’anni».
«Oggi - ha poi aggiunto - vogliamo sintetizzare la nostra proposta: l’unità. Come più di vent’anni fa, senza divisioni tra maggioranza e opposizione, tutti uniti per ottenere che l’Ospedale civico possa sopravvivere al servizio della popolazione. Ora si deve lottare insieme per ottenere il risultato. La mia domanda è: “Siamo disponibili a unire le forze?”».
Catenaccio ha invece voluto ricordare il suo impegno nell’ottenere, nel 2018, gli ambulatori della casa della salute. «Ora è tutto distrutto».
A mettere la ciliegina sulla torta dello scontro tra maggioranza e opposizione ci ha pensato anche Sergio Bisacca, segretario di Articolo 1.
«Non c’è mai stata la volontà di mettere insieme le forze politiche, sindacali e di cittadini - ha detto - Si è sempre delegato tutto alle istituzioni. Io non voglio prendere atto dell’asta come la maggioranza scrive nell’ordine del giorno, io voglio lottare fino al 17 maggio (data di scadenza per partecipare all’asta, ndr) per chiedere alla Regione di ritirare quella gara. Troviamo un tavolo per confrontarci tutti insieme, tutte le forze politiche settimesi, e andiamo a battere i pugni sul tavolo della Regione per la salvaguardia della sanità territoriale e per quella dei posti di lavoro».
La risposta della sindaca
Elena Piastra non ha nascosto il suo disappunto: «Ho ascoltato molte cose, ho ascoltato anche alcuni passaggi che sono palesemente falsi - ha aggiunto la prima cittadina -, ma credo che oggi noi si debba raccogliere soprattutto l’intervento della rappresentanza dei lavoratori»
«Non farò mai dispettucci locali - ha affondato la sindaca con un chiaro riferimento agli interventi di Corgiat e Catenaccio - per fare dibattito sull’Ospedale».
«Qui ci sono - ha sottolineato indicando il faldone che ha portato con sé - i verbali di assemblea degli ultimi quattro anni, sono disposta a lasciarveli, così che possiate guardare quella che è stata la posizione della nostra Amministrazione sulla vicenda».
Quindi il riferimento al cuore della «richiesta» di chi ha organizzato l’incontro di sabato mattina: l’unità, la collaborazione. «A fronte della richiesta di unità vorrei evidenziare come negli ultimi anni, diciamo, non ci sia stato neanche un voto favorevole da parte di questa parte politica sugli ordini del giorno che abbiamo presentato sul tema dell’Ospedale civico». Anzi, «Quando abbiamo provato a portare l’assessore regionale Icardi in biblioteca Archimede siamo stati tacciati di inciucio. Pensare che mi aveva chiamato un’ora prima dell’incontro per dirmi che la Digos gli aveva sconsigliato di venire a Settimo perché c’erano dei facinorosi manifestanti... Pensare che eravamo noi che si trattava di gente che si identifica nel centrosinistra. Era fondamentale averlo a Settimo: quando noi in questi mesi abbiamo provato a ragionare su una serie di ipotesi rispetto al futuro dell’Ospedale e in particolare sulla sperimentazione gestionale la Regione ma apertamente dimostrato la sua contrarietà».
«Io non so perché oggi la Regione - ha sottolineato Piastra - ci dovrebbe dire di sì al ritiro dell’attuale gara per indirne una nuova dopo che per due anni ci hanno sempre detto di no. Abbiamo anche ipotizzato di impugnare questa delibera della Giunta regionale ma non è così semplice».
«La nostra priorità, visto il rifiuto di Regione di assorbire l'Ospedale nella sanità pubblica, è anche tutelare i posti di lavoro dei dipendenti dell'Ospedale – precisa la sindaca - La gara d'appalto per la vendita, scritta e voluta dai liquidatori, non prevede ad oggi garanzie per quei posti di lavoro. Anche questa è una scelta che il Comune non ha condiviso e a cui abbiamo proposto sin dal principio alternative che avrebbero tutelato i lavoratori. La scelta dei liquidatori è andata in altre direzioni, ora spetta alle istituzioni, Regione in primis, assicurarsi che la vicenda non generi una crisi occupazionale. Ricordo che a rischiare sono 140 lavoratori e le loro famiglie».