Attualità
Il racconto

Dal Galileo Ferraris ai luoghi dello sterminio con il Treno della Memoria

Alcune studentesse dell’istituto settimese hanno partecipato all’edizione 2023 dell’iniziativa

Dal Galileo Ferraris ai luoghi dello sterminio con il Treno della Memoria
Attualità Settimo, 18 Marzo 2023 ore 10:30

Dal Galileo Ferraris ai luoghi dello sterminio con il Treno della Memoria.

Treno della Memoria

Tristezza, amarezza, pena. Per qualcuno, invece, semplicemente il vuoto. Per altri, un silenzio assordante. Un silenzio che sa di morte. Sono diverse e per certi versi contrastanti le emozioni che si sono portate a casa le studentesse del Galileo Ferraris che hanno partecipato alla toccante quanto lacerante esperienza del Treno della Memoria, patrocinata dal Comune di Settimo.

Le testimonianze

A distanza di qualche giorno dal ritorno a scuola, provano a fare ordine nella loro testa e nel loro cuore, restituendo le sensazioni che hanno vissuto. Giulia Bugni, Chiara Zito, Giulia Comito e Cristina Coppola sono alcune ragazze dell'istituto che hanno preso parte ad un viaggio di sette giorni tra i luoghi in cui si sono svolti i crimini più brutali della storia e della Seconda Guerra Mondiale, tra cui gli eccidi commessi nel campo di concentramento di Auschwitz e in quello di Birkenau.

Visite che, inevitabilmente, lasciano il segno e hanno posto le studentesse davanti ad una realtà cruda che ognuno ha metabolizzato in modo differente.

«Mi aspettavo di provare una grande tristezza e amarezza per quanto accaduto, ma non mi aspettavo la grande rabbia che ho sentito dentro di me man mano che realizzavo sempre di più quello che hanno vissuto i prigionieri del campo», racconta Chiara, impressionata soprattutto dal silenzio di Cracovia e dal «contrasto tra lo scopo che aveva il campo a quell'epoca e la nuova realtà che gli è stata data, ovvero quella di un parco pubblico accessibile e fruibile, ma con ancora visibili le fosse in cui venivano gettati i cadaveri. Mi ha fatto pensare alla distanza che c'è tra il modo romanzato in cui siamo abituati a pensare ai luoghi della memoria e quello che è invece la realtà cruda davanti agli occhi: è stato agghiacciante vedere i tentativi da parte dei nazisti di distruggere le prove delle atrocità che avevano commesso. Il silenzio che c'era parlava anche di questo: è un silenzio che urla ricordi, un silenzio pesante e difficile da sopportare».

Lo stesso silenzio che Giulia Bugni ha avvertito a Birkenau, «in questo immenso spazio pieno di macerie. Un silenzio che sa di proprio di vastità e cattiveria, di morte». Tristezza e pena, invece, hanno accompagnato Giulia Comito, scossa dalla visita ad Auschwitz e da «tutte le teche di vetro che racchiudevano montagne di oggetti appartenuti ai prigionieri del campo: cappelli, scarpe, valigie, occhiali».

«Quello che mi ha scosso di più – prosegue - è stato il cumulo di capelli, perché lì ho realizzato la crudeltà dei nazisti e il dolore provato da quelle persone di cui i capelli non erano un oggetto esterno qualsiasi, ma una parte di loro. Mi ha terrorizzata ma, allo stesso tempo, questa esperienza ha creato uno strato che in qualche modo mi ha rafforzato a livello emotivo: l'impatto è stato forte al punto che mi sono osservata e sono riuscita a sentire quello che provavo, e forse questa consapevolezza mi ha permesso di guardare un po' da fuori ed essere padrona delle mie emozioni».

Inaspettate, invece, le sensazioni di Cristina, travolta da uno stato di impotenza. «Prima di partire, mi aspettavo di tornare con una cascata incontrollabile di emozioni. Invece, mi sono sentita assolutamente vuota, non mi sentivo io. Mentre ero nei luoghi della memoria non riuscivo a sentire me stessa, ero spersonalizzata e apatica anche se, di solito, sono esattamente l'opposto. Avevo la sensazione di essere fuori luogo, come se tutto questo dolore fosse troppo per me e fossi incapace di provarlo», ha ammesso Cristina, che ha trovato sostegno nel «contatto e vicinanza fisica con amici e familiari».

Quello che rimane, quindi, è un fiume incontrollato e inaspettato di emozioni e di dolore. Un dolore che è rimasto scolpito sulla pelle delle ragazze che, però, conservano anche ricordi positivi. Come la visita di luoghi nuovi e di Cracovia che Chiara definisce «una città bellissima, calma, tranquilla e ordinata».

Bugni, invece, ha portato in valigia «il momento della restituzione, quando i partecipanti di tutte le scuole in viaggio hanno raccontato come si sono sentiti. Ascoltare le emozioni degli altri mi ha toccato quasi di più che viverle sul momento. Una bella rivelazione di questo viaggio – conclude – è stata anche la possibilità di conoscere più da vicino una mia compagna di classe con la quale non avevo mai avuto prima un grande scambio. Questa esperienza ci ha permesso di conoscerci meglio e di scoprire quante cose abbiamo in comune».

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