Contro le deiezioni canine c'è chi si è inventato un bizzarro concorso
La provocatoria iniziativa di un'associazione commercianti del Torinese
Si tratta di uno degli argomenti più divisivi, capace di tenere banco e infiammare gli animi da nord a sud senza distinzioni. Il problema delle deiezioni canine sparse su vie e marciapiedi di città e paesi è un tema ricorrente per chi ha a cuore il decoro e l'igiene degli spazi pubblici. Spesso c'è chi intraprende iniziative specifiche piuttosto originali o provocatorie per denunciare questo malcostume diffuso. Proprio come i commercianti di un piccolo comune del Torinese.
Un bizzarro "concorso"
Le bacheche social, le pagine dei giornali e spesso anche portoni e vetrine delle città proliferano di invettive contro i padroni incivili che, in barba a ogni regolamento, non raccolgono gli escrementi lasciati in strada dai loro amici a quattro zampe. E tra i più arrabbiati ci sono spesso i commercianti che trovano davanti alle vetrine gli spiacevoli ricordini. C'è però anche chi, seppur esasperato, non ha voluto rinunciare all'ironia per denunciare in modo efficace questo malcostume.
E' il caso della presa di posizione forte e provocatoria dell’Associazione Commercianti del comune di Borgaro Torinese, cittadina di quasi 12mila abitanti all'interno della città metropolitana di Torino. Stanchi di dover pulire quotidianamente le deiezioni canine davanti alle loro attività gli esercenti borgaresi hanno voluto lanciare un concorso, ovviamente finto, dal titolo piuttosto eloquente: “Caga & Scappa”».
Il regolamento
Da alcuni giorni, infatti, nelle vetrine dei negozi campeggia un cartello che racconta l'ironica iniziativa, con tanto di regolamento:
1. Fai cagare il tuo cane dove vuoi
2. Assicurati che nessuno ti veda
3. SCAPPA
"E se ti becchiamo ... - è il monito dei commercianti - Primo premio lo stronzone d'oro"
Un modo per ironizzare sulla cattiva abitudine dei padroni che ancora non raccolgono gli escrementi o comunque lasciano sporco ovunque, soprattutto, in questo caso, davanti alle vetrine e agli ingressi di negozi e attività.
Cosa dice la legge
In tema di deiezioni canine, al di là degli specifici regolamenti comunali attuabili dalle varie amministrazioni comunali, la legge afferma che “Il padrone, o l’accompagnatore, ha l’obbligo di raccogliere gli escrementi lasciati dal cane per strada portando con sé gli strumenti necessari alla raccolta e allo smaltimento (sacchettino di plastica)”.
Stando a quanto spiega il portale La legge è uguale per tutti la normativa è chiara nello stabilire che, in via generale, il padrone del cane deve assumersi la responsabilità delle azioni del proprio animale. La stessa regola, di fatto, viene applicata quando la legge stabilisce l’obbligo dei padroni di raccogliere i bisogni fisiologici che i cani lasciano, ad esempio, sulle vie pubbliche, nei parchi o sui mezzi pubblici di trasporto. Dunque, il proprietario del cane, e non altri, deve pulire là dove l’animale ha sporcato.
Ecco perché, per evitare le sanzioni previste per i trasgressori, il padrone di un cane deve sempre raccogliere gli escrementi che il cane fa nei luoghi pubblici, come condomini, marciapiedi, strade e giardini; deve sempre avere con sé il cosiddetto kit di igiene del cane, cioè la busta e la paletta, per raccoglierne le feci. Il dovere vige anche nelle aree di sgambamento dedicate ai cani.
Il padrone dovrebbe portare con sé anche una bottiglietta di acqua, per pulire la pipì del cane quando imbratta un bene altrui, come il muro di un condominio o la ruota di un’auto.
Le multe
Chi non raccoglie i bisogni del proprio cane può essere ritenuto colpevole del reato di imbrattamento e rischia:
una multa fino a 103 euro, se l’oggetto altrui deturpato o sporcato dal cane è un bene mobile, come una gomma o una bicicletta;
una multa da 300 a 1.000 euro e la reclusione da 1 a 6 mesi, se l’oggetto imbrattato dall’animale è un mezzo pubblico di trasporto, come bus e treni, oppure un immobile, come una casa o le scale di un condominio;
una multa da 1.000 a 3.000 euro e la reclusione da un minimo di 3 mesi, se il bene immobile è un sito storico, archeologico o artistico;
in ogni caso, la multa stabilita da eventuali ordinanze del Comune per i casi di violazione dell’obbligo di raccogliere le feci o di lavare la pipì nei territori di propria competenza.