Cittadinanza a chi completa un ciclo di studi in Italia, Piastra si schiera per lo Ius Scholae
La sindaca, partendo da una situazione concreta verificatasi a Settimo, caldeggia una nuova legge: "Primo passo necessario per rappresentare il Paese reale"
Lo ius scholae, ossia la possibilità di riconoscere la cittadinanza ai minori stranieri che sono in Italia se hanno completato uno o più cicli scolastici, tema tornato d'attualità dopo le Olimpiadi di Parigi, vede totalmente favorevole la sindaca Elena Piastra, che lo considera "un primo passo necessario per rappresentare il Paese reale".
La sindaca Piastra si schiera per lo Ius Scholae
Dopo le Olimpiadi di Parigi è tornata al centro del dibattito politico e sindacale la riforma dello Ius Scholae, che prevede la concessione della cittadinanza ai minori stranieri che completano uno o più cicli scolastici in Italia.
Sulla questione, che ha visto una recente apertura anche da parte di Forza Italia, si è espressa senza esitazioni la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra, partendo da un'esperienza recente, vissuta quando qualche settimana fa quando ha consegnato la cittadinanza italiana nelle mani di un imprenditore settimese di origine straniera.
“Ho portato con me mio figlio al giuramento, lui quest’anno potrà chiedere la cittadinanza” aveva detto l'uomo in quell'occasione. "Il figlio ha 18 anni - racconta la sindaca - è nato a Torino, ha preso il diploma da poche settimane, a settembre inizierà ingegneria civile al Politecnico e non è cittadino italiano".
"Pochi giorni fa - prosegue Piastra - ho firmato le lettere che inviamo ai figli di genitori stranieri che hanno vissuto ininterrottamente in Italia e hanno raggiunto la maggiore età, in cui si dice loro che possono richiedere la cittadinanza, come vuole la legge. Una legge scritta oltre 30 anni fa, in un Paese ben diverso da oggi. Una lettera che riceverà anche questo ragazzo, che qualche settimana fa ha assistito al giuramento per la cittadinanza del padre, imprenditore a Settimo, anche lui da oltre 30 anni".
Un episodio che per la sindaca settimese impone una seria riflessione sul presente e sulla situazione di tantissimi giovani: "Le storie come questa sono centinaia. Le nostre classi, come le nostre nazionali, da molto tempo sono composte da ragazzi che sono nati in Italia o sono arrivati da piccolissimi e hanno frequentato le nostre scuole. La legge sullo ius scholae è un primo passo necessario per rappresentare il Paese reale. Bene che i partiti comincino a ridiscutere la legge. Non credo servano grandi proclami e non rendiamola l’ennesima discussione partitica perché è proprio una 'certificazione' di ciò che già è".