Appello

Case popolari di Borgo Nuovo, nuova protesta dei residenti di via Foglizzo

Giuseppe Manciameli torna a chiedere risposte sul futuro degli alloggi: “Situazione critica e preoccupante”

Case popolari di Borgo Nuovo, nuova protesta dei residenti di via Foglizzo

Nuovo appello dei residenti delle case popolari di via Foglizzo 2, nel quartiere Borgo Nuovo di Settimo Torinese.

Case popolari di Borgo Nuovo, nuova protesta

A farsi nuovamente portavoce delle problematiche è Giuseppe Manciameli, che in una lettera aperta diffusa sui social e indirizzata a giornalisti Mario Giordano e Nicola Porro (che nei loro programmi Mediaset hanno dedicato diverse puntate a tematiche legate agli alloggi popolari) chiede interventi urgenti e chiarezza sul futuro degli edifici.

«Dopo circa 42 anni dall’assegnazione – scrive Manciameli – ci troviamo di fronte a una situazione critica e preoccupante. La recente decisione della sindaca Elena Piastra di abbattere il palazzo in cui risiediamo ci ha colti di sorpresa, soprattutto considerando che gli edifici sono stati oggetto di recenti lavori di manutenzione, come rifacimento del tetto, pavimentazioni e tinteggiatura delle facciate».

Il cittadino esprime inoltre perplessità sulla gestione degli alloggi chiusi e murati, circa sessanta secondo la sua segnalazione, che non verrebbero assegnati nonostante le famiglie in attesa nelle graduatorie comunali.

«Vorremmo sapere chi paga le spese di teleriscaldamento, pulizia, luce scale, ascensore e manutenzione del verde – prosegue Manciameli –. Molte famiglie vivono con redditi molto bassi o pensioni minime: come possono permettersi di sostenere anche i costi di un eventuale trasloco?»

Tra le richieste rivolte al Comune figurano risposte immediate e trasparenti sulla gestione del patrimonio edilizio pubblico, sulla destinazione degli alloggi chiusi e sui criteri che avrebbero portato all’abbattimento degli edifici di via Foglizzo, a differenza di quelli di via Don Gnocchi, «che – sottolinea Manciameli – sono stati oggetto di vendita e non demoliti».

La lettera si chiude con un invito al confronto e alla chiarezza: «Non siamo mai stati informati dell’esistenza di una scadenza ventennale per l’abbattimento degli edifici. Questo mancato preavviso ha comportato per noi residenti notevoli conseguenze e preoccupazioni per il nostro futuro abitativo».