Il servizio di bike sharing partito a Settimo nei giorni scorsi sta trainando anche una serie di dubbi. E alle polemiche che si rincorrono sui social si affianca la preoccupazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici).
Bike sharing
In una lettera spedita al Comune e girata anche al nostro giornale, l’Unione ipovedenti ciechi del territorio ha manifestato una serie di preoccupazioni per la «flotta» di monopattini e bici elettriche approdate in città.
Infatti, se da un lato il servizio consente di potenziare la mobilità sostenibile del territorio, dall’altro, invece, per qualcuno incentivare l’uso di bici elettriche e monopattini condivisi potrebbe aumentare il rischio di incidenti e di problematiche per le situazioni più fragili. A sollevare alcuni dubbi è l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, rappresentata dal referente di zona Nevio Ferri (nella foto principale), che nei giorni scorsi ha richiesto un incontro al Comune.
«Dal 2019 Uici Torino ha seguito con attenzione l’evoluzione della sperimentazione del servizio in oggetto, ponendosi quale interlocutore attivo con i soggetti locali e nazionali al fine di evidenziare le criticità contestuali ai servizi di micromobilità in sharing – si legge nella missiva recapitata a Palazzo Civico -. Le persone cieche e ipovedenti perfezionano la propria mobilità attraverso percorsi formativi che determinano la possibilità di spostarsi autonomamente. La conoscenza del territorio, unita all’utilizzo di idonei ausili, sono elementi che consentono alla persona con disabilità visiva di percepire e vivere la propria libertà di deambulazione». Per questi motivi, secondo l’associazione ipovedenti le caratteristiche del bike sharing «si scontrano ampiamente con le esigenze di mobilità autonoma di ciechi e ipovedenti».
I dubbi
In primo luogo, Uici sottolinea come i mezzi, dopo l’utilizzo, vengano in molte occasioni «rilasciati in luoghi non idonei: marciapiedi, attraversamenti pedonali, accesso a luoghi di interesse». E poi, il secondo tema riguarda il rischio di incidenti. «Da quando i servizi in oggetto sono stati introdotti, sono giunte alla nostra attenzione, e a quella delle cronache, numerose segnalazioni di incidenti che hanno coinvolto persone con disabilità visiva – che, in alcuni casi, hanno richiesto l’accesso al pronto soccorso. Chi non vede o vede poco ha un’alta probabilità di impattare in un mezzo rilasciato in modo non corretto», sottolinea l’Unione Ciechi e Ipovedenti.
Per questo, Ferri si fa portavoce di una serie di istanze che chiede di discutere in un incontro con l’Amministrazione. «Siamo consapevoli che la mobilità debba essere garantita a tutti, ma nel rispetto di regole che non la limitino a nessuno», aggiunge, ponendo una serie di domande, tra cui «Quali azioni vengono o verranno attuate per evitare incidenti che potrebbero coinvolgere persone con disabilita visiva?» e ancora «Quali azioni vengono o verranno attuate per favorire il decoro urbano, affinché non sia penalizzato dalla presenza di mezzi rilasciati in luoghi non idonei?».