Torino

Barriera Milano: raccolte già 420 firme per difendere lo storico bar "Da Baffo"

Il titolare si rivolge ai residenti disturbati dall'attività del locale: "Cerchiamo solo di far vivere un luogo perché non diventi l'ennesima via con le serrande abbassate, una piazza di spaccio come tante altre nel quartiere"

Barriera Milano: raccolte già 420 firme per difendere lo storico bar "Da Baffo"
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Si tratta di uno dei bar storici del quartiere Barriera di Milano, aperto più di un secolo fa, nel 1905. Ma c'è chi da anni ne invoca a gran voce la chiusura. Per la terza volta in pochi anni alcuni residenti chiedono infatti di chiudere il locale al civico 18 di via Leinì poiché disturberebbe la quiete pubblica. Ma il titolare, Francesco Insinga, ha deciso di difendere la sua attività, anche attraverso una petizione sulla piattaforma web change.org. Petizione che ad oggi ha raccolto 417 firme. Vicino quindi l'obiettivo delle 500, prefissato come traguardo.

"Ho riaperto in piena pandemia a fine 2020 per non far morire una realtà secolare, ed è un locale che ha la propria anima - racconta nel testo della petizione - Qui tutti vengono serviti, senza discriminazioni, senza barriere, offrendo tartine ai nostri avventori e proponendo una cucina italiana a km 0 in un territorio che ha una proposta limitata. Manteniamo vive le tradizioni della "vecchia piola" in chiave attuale".

Il malcontento

Eppure il locale, oltre a poter contare su un pubblico di affezionati avventori, evidentemente ha anche più di un "nemico". C'è infatti chi lamenta da tempo rumori, schiamazzi e disturbo della quiete pubblica legati all'attività del bar. Un malcontento che si è tradotto in esposti, querele e più di una raccolta firme per chiedere la chiusura dell'attività.

"Offriamo un servizio al quartiere"

Ma, a detta del titolare e di chi è solito frequentare l'ambiente, il bar è una realtà preziosa, che offre "un servizio al quartiere", "attività culturali e momenti di viva convivialità al fine di coinvolgere tutti sempre per conoscersi e creare un punto di ritrovo". "Nel nostro locale - aggiunge Francesco - vengono anche tanti bambini, genitori, insegnanti, educatori, sanitari, legali, operai, artisti, musicisti persone per bene, è tutto molto easy".

Il titolare insiste anche sulla "funzione sociale" del suo bar che fungerebbe anche da presidio e deterrente in una zona spesso al centro delle cronache come via di spaccio. "Per lo meno quando siamo aperti queste cose non accadono e abbiamo montato delle luci come un faro in mezzo al mare. Hanno anche smesso di rompere i vetri delle auto parcheggiate e consumare dosi in mezzo alle auto".

Disponibili al dialogo con i residenti

Il titolare spiega di aver cercato un punto di incontro con i residenti, ma invano.

"Nonostante le attività e il coinvolgimento animato abbiamo proposto più e più volte un canale di dialogo con i malcontenti, trovando una linea comune per non disturbare Il vicinato. Perché il nostro obiettivo è restare, né arricchirci e tantomeno arrecare disturbo a nessuno. Siamo qui e vogliamo solo lavorare. Nonostante questo buona parte degli abitanti dei palazzi circostanti sono stati intimati a raccogliere le firme per proporre nuovamente la chiusura del locale perché disturba la quiete pubblica. É già la terza volta dal 2020".

E ancora: "Hanno provato a far cessare questa attività storica già anni addietro con il precedente gestore Lauro, così come con Oreste, ed Ernesto, ormai passati a miglior vita".

"Non facciamola diventare l'ennesima via dove regna lo spaccio"

"Sono il figlio e cerchiamo solamente di far vivere un luogo che diversamente diventerebbe l'ennesima via con le serrande abbassate, una piazza di spaccio come tante altre vie del quartiere, chiudendo gli occhi a quello che realmente accade, non è facile per nessuno ma siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo nel rispetto di tutti quanti ma soprattutto creare un'isola di ristoro.

Purtroppo - conclude Insinga - è una faida decennale a cui noi non incitiamo in alcun modo a violenza o atti intimidatori e penso che dopo l'ennesimo esposto, querela e raccolta firme penso sia arrivato il momento di farsi sentire e di agire chiedendo a tutti voi il vostro piccolo ma grande contributo per non fare chiudere la nostra attività".

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