"Alla periferia di Settimo ci sono cani detenuti in box fatiscenti e isolati"
A segnalare la questione sollecitando un intervento dell'Autorità giudiziaria è l'associazione "Stop animal crimes"
Tocca anche il territorio di Settimo Torinese la segnalazione dei volontari di "Stop animal crimes" che tramite una nota ufficiale denunciano i casi, ancora troppo frequenti, di cani detenuti in condizioni di isolamento. (Immagine di repertorio)
"In alcuni orti di Settimo ci sono cani detenuti in box fatiscenti e isolati"
"Ogni giorno - si legge nel comunicato dell'associazione animalista - riceviamo segnalazioni di cani detenuti in orti o terreni nelle periferie ma anche detenuti in giardini e ogni giorno impieghiamo sforzi e sacrifici per interloquire con gli Organi istituzionalmente preposti; si, perché le leggi a tutela degli animali vengono puntualmente disattese. Alle Polizia Locali la legge attribuisce il dovere di fare osservare le leggi sul benessere animale e il Sindaco è il responsabile di tale applicazione (DPR 31.3.1979) ossia responsabile degli animali sul suo territorio, per scoprire non solo la scarsa conoscenza che hanno delle leggi in materia e la quasi totale assenza di vigilanza ma soprattutto un modus operandi che nel 2024 è fallimentare, poiché consistente nel ritenere che il maltrattamento animali si configuri esclusivamente in ordine ad evidenti lesioni fisiche, ignorando quello che secondo noi ovvero secondo la legge dello Stato n.189/2004 (corroborata da consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione) è la peggiore forma di maltrattamento: l’isolamento etologico del cane".
E’ quello che l'associazione riferisce di aver denunciato in alcuni orti intorno a Settimo Torinese: "Così come in ogni periferia piemontese, sono detenuti cani (spesso da caccia o tartufo) in box spesso fatiscenti in condizioni di isolamento".
L'isolamento infatti, fanno sapere gli attivisti di "Stop animal crimes", è una condotta vietata dalla lettera r del comma 4 dell’articolo 5 della nuova legge piemontese sul benessere animale n. 16/2024 che recita “garantire una costante interazione con l'animale, evitando l'isolamento sociale inteso come l'abbandono fisico ed emotivo dello stesso nelle aree di pertinenza dell'abitazione”.
"E questo articolo parla di pertinenze dell’abitazione, figuriamoci se distanti a km dalle abitazioni!" chiosano dall'associazione.
E la riflessione prosegue facendosi generale: "Oltre che assenti i controlli, dicevamo, trascurando la normativa attuale (che attenziona i cani non come oggetti ma come esseri senzienti capaci di soffrire e patire nell’animo) le Autorità preposte sopra citate ritengono, in modo arcaico e superato, che il reato di maltrattamento debba essere accertato solo dalle ASL veterinarie, ignorando che secondo legge va accertato invece da tutta la Polizia Giudiziaria (Polizia Locale inclusa), come affermano Magistrati attenti al tema e in questo specializzati. Asl veterinarie che secondo i dati del territorio nazionale non accertano quasi mai il reato (poiché, verosimilmente, Autorità designata alla filiera della zootecnia e dunque priva di quella sensibilità che invece alberga in milioni di persone, vedendo l’animale come prodotto funzionale alla salute dell’uomo e non essere senziente) limitandosi a rilasciare consigli, orali o scritti, sulla messa a norma.
E ancora: "Altro aspetto che lede la corretta interpretazione del reato di maltrattamento è ahinoi anche la Magistratura che, senza colpe, agisce sulla base degli input forniti dagli Organi di controllo, non potendo dunque agire secondo le normative vigenti e la loro scrupolosa e meno pilatesca interpretazione".
"Nel restare in attesa dell’esito delle nostre denunce, invitiamo dunque le Autorità ad una più scrupolosa e efficace vigilanza, ricordando che i cani non sono oggetti da buttare in un terreno o in gabbie obsolete o da legare ad un palo agendo da antifurto ma sono, forse ancora non per tutti, il miglior amico dell’uomo!" conclude la nota.