Intervista

Sanità e casa a Settimo: le sfide che ha davanti a se' il neo assessore Salvi

"Serve una realtà che riesca dare risposta a quei codici bianchi che intasano gran parte dei pronto soccorso"

Sanità e casa a Settimo: le sfide che ha davanti a se' il neo assessore Salvi
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Continua la nostra chiacchierata, nata sulle pagine del settimanale La Nuova Periferia di Settimo, con i neo assessori della giunta di Elena Piastra, la sindaca di centro sinistra riconfermata a furor di popolo nella recente tornata elettorale.

Sanità a Settimo

Umberto Salvi, già nello scorso mandato, seppur da consigliere del Pd, si era occupato di sanità. Ora è stata reintrodotta la delega in Giunta.

Che peso avrà un assessorato ad hoc?

«Le competenze comunali sono purtroppo molto limitate e si agisce in collaborazione con l'Asl e la Regione Piemonte. Noi ci proponiamo tutta una serie di azioni che dovranno trovare l'accordo di questi soggetti deputati a prendere delle scelte. Alcune proposte le trovate nel programma. A partire da subito, c'è l'apertura del centro Alzheimer ma anche l'idea dell'hospice che è l'altra carenza del territorio. E poi tutto il discorso legato all'implementazione di servizi rispetto all'Ospedale».

A proposito di Ospedale. Salvato l'immobile, quali sono i prossimi passi?

«L'obiettivo è ragionare sull'assetto complessivo del territorio. Abbiamo parlato di primo soccorso, ma dobbiamo intenderci bene su cosa sia. Noi abbiamo il pronto soccorso di Chivasso e quello del Giovanni Bosco che, in linea teorica, sarebbero adeguati per il territorio ma sono totalmente sovraffollati. Serve una realtà che riesca dare risposta ai cittadini che hanno bisogni impellenti ma non urgenti dal punto di vista della salute e della vita. Mi riferisco ai codici bianchi che intasano gran parte dei pronto soccorso. L'ospedale di Settimo non ha e non avrà le caratteristiche per essere ospedale di primo livello ma può essere un riferimento per trattare problemi di questo tipo e per iniziare a dare alcune risposte, come se fosse una guardia medica avanzata. Parallelamente, c'è l'interazione con l'Asl per introdurre all'interno della struttura una serie di attività specifiche per alcune patologie. Penso agli screening e ai controlli periodici soprattutto per le malattie neurodegenerative. Un tema, quello delle demenze, che si lega anche alle fragilità mentali. Rispetto a questo abbiamo in mente anche azioni come l’educativa di strada per contrastare il disagio giovanile».

Casa di comunità: a che punto siamo?

«Il progetto è partito e formalmente dovrebbe aprire nel 2026, in via Leinì. Dobbiamo però approfondire come sarà organizzato il rapporto con il resto del territorio rappresentato dai medici di medicina generale e dai pediatri. In più, bisogna tenere conto anche della casa di comunità di Leinì. Diventerà fondamentale la relazione tra i due hub e la suddivisione dei compiti».

Oltre alla Sanità, ha la delega alla casa. Come si sta approcciando alla materia?

«Per me è la delega più complessa. Alcune azioni sono già partite e le stiamo portando avanti. Tra un po' ci sarà l'inaugurazione del Dado e poi abbiamo iniziato a ragionare con il comitato di via Foglizzo per capire le varie problematiche».

L'abbattimento del primo lotto di via Foglizzo è una delle vostre proposte chiave. Una prima «pietra» si vedrà già in questi cinque anni?

«Potrebbe vedersi. Abbiamo iniziato a recuperare dei dati e adesso dobbiamo sviluppare l'interlocuzione con le nuove figure regionali, Atc ma anche con il Comune di Torino. Finora ci siamo occupati molto dell'aspetto esterno, abbiamo aperto nella zona nuovi spazi ma si tratta di una goccia. Perché mettere a posto fuori senza dare risposta ai problemi strutturali non basta».

Si dovrà occupare anche di Politiche del cibo. Di cosa si tratta?

«È un tema molto ampio che riguarda scuole, mense scolastiche, la lotta allo spreco. Qualche mese fa c'è stato un momento di confronto con l'Università di Torino e partiremo dagli esiti di quell'incontro. Aggiungo anche che il tema si collega alle politiche del lavoro. Alcuni incidenti, come quelli avvenuti di recente, sono causati in parte dal tipo di gestione dei lavoratori legata al sottoprezzo che paghiamo per alcuni prodotti alimentari».

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