Il nuovo bando della piscina lascia tutti scontenti
Visto il caro utenze, si è pensato di non richiedere canone i primi tre anni, a fronte di lavori obbligatori di efficientamento energetico; perplessità tra le fila dell'opposizione e anche in maggioranza
Rimangono solo 5 mesi allo scadere del bando ponte della piscina Gramsci, il 3 ottobre 2023. Strutturare e concludere l’affidamento pluriennare sarà una rincorsa, tema centrale della terza commissione convocata lunedì 8 maggio, durante la quale la sindaca Giulia Guazzora ne ha illustrato gli indirizzi.
Niente canone per i primi 3 anni
«La gara sarà gestita da Unione Net. Visto il protrarsi del caro utenze si è pensato di non richiedere canone per i primi tre anni, a fronte di lavori obbligatori di efficientamento energetico come sostituzione della caldaia, riattivazione del solare termico e dell'impianto fotovoltaico, manutenzione dei servizi igienici della palestra al primo piano».
Interventi che si sovrappongono a quelli inclusi in un bando di riqualificazione cui il Comune ha candidato l'impianto natatorio. «Non si conosce ancora l'esito ma non si nutrono grandi speranze» è stato spiegato.
Poi 15mila euro all'anno
«A partire dal quarto anno - ha proseguito poi Guazzora - abbiamo ipotizzato un canone ridotto di 15 mila euro l'anno, da fissare come base d'asta al rialzo. L'offerta economica peserà il 20% in sede di gara». Il restante 80% sarà invece il valore attribuito al progetto di utilizzo e sviluppo dell'impianto. Cioè «Manutenzioni ordinarie e straodinarie la cui entità determinerà la durata della concessione.
E poi l'utilizzo gratuito da parte delle scuole, agevolazioni per residenti, anziani e disabili, rispetto della convenzione con Settimo». «Avremmo voluto andare maggiormente incontro al futuro gestore, per esempio partecipando alla spesa per le utenze, ma in questa fase non è possibile» ha concluso la sindaca.
Le preoccupazioni dell'opposizione
Sull'insieme di clausole i consiglieri d'opposizione, come sempre puntigliosi, hanno trovato di che commentare. A spaccare il capello in quattro è stato soprattutto Riccardo Carosso, capogruppo del Patto civico, preoccupato che la vasca di via del Porto cada nuovamente nelle mani di imprenditori spregiudicati.
La storia dell'impianto insegna: nel 2018, col fallimento di Sporting (condannata con sentenza civile del Tribunale di Torino a corrispondere al Comune la somma di oltre 852mila euro) il Comune si è dovuto accollare il mutuo della struttura, oggi del valore di 2,4 milioni, la cui estinzione è prevista nel 2036. Inoltre ha condotto una battaglia legale per riacquisire il diritto di superficie dell'impianto e poterlo rimettere a bando, cosa avvenuta nel luglio 2018 con l'affidamento a Sport Management, stroncata poi dalle chiusure imposte dalla pandemia. Dopo quasi due anni di chiusura la piscina è ripartita con l'affidamento ponte alla società Torino 81, che ha avviato l'attività in assenza di documenti fondamentali, licenza e certificato di prevenzione incendi aggiornato.
«Attribuire un peso dell'80% ai progetti che verranno presentati è un rischio - afferma perciò Carosso -. È proprio la condizione che ha condotto al fallimento le passate gestioni. Non facciamoci affascinare, perciò, da chi propone progetti faraonici ed insostenibili. Non lasciamo troppa libertà e fissiamo dei paletti», come una fideiussione a garanzia degli interventi.
"Così si regala la struttura"
La consigliera Antonetto e il collega M5s Marco Bongiovanni hanno fatto le pulci anche sul canone. «Una base d'asta di 15 mila euro vuol dire regalare la struttura - riflette nel post commissione Bongiovanni -. Sportiamo, erede di Sporting, pagava regolarmente un canone di 90 mila euro annui più mutuo. Sport Management 160 mila euro annui mutuo compreso. Il bando dovrebbe includere il mutuo a carico del gestore».
La consigliera Antonetto, invece, chiede di non fare figli e figliastri con la piscina Allende, «Per evitare uno sbilanciamento eccessivo verso una struttura, tenendo presente che la piscina Gramsci ha la possibilità di incamerare risorse da attività come la palestra o gli spazi annessi. Per questo darei un peso del 30%, anziché del 20, alla parte economica».
"Non ci sarà la ressa..."
Dubbi anche in maggioranza. Secondo il capogruppo del Pd Rudy Lazzarini si potrebbe «Aggiungere un terzo parametro di valutazione» a quello progettuale e all'offerta economica. Mentre il consigliere di Impegno per San Mauro Aldo Parola teme «Non ci sarà una ressa di partecipanti al bando. Piuttosto che non si presenti nessuno».
Sempre che si faccia a tempo a predisporre e concludere l’aggiudicazione di una gara così complessa in una manciata di mesi.