C’è un pezzo di Basilicata che da quasi trent’anni vive e respira nel cuore di Settimo: è l’associazione Lucana Emanuele Gianturco, nata nel 1998 per volontà di Vito Sileo e di un gruppo di amici desiderosi di mantenere viva la memoria della propria terra d’origine, ma soprattutto di creare un luogo d’incontro, di relazione e di calore umano.
In trasferta dalla Basilicata a Settimo: Vito Sileo presenta la famiglia lucana
«Noi diciamo sempre che, più che un’associazione, siamo una famiglia», racconta Sileo, presidente e fondatore, con quella voce che tradisce un affetto genuino per la sua comunità. «Quando ci sono le autorità dico “associazione”, ma quando parliamo tra noi è la famiglia lucana». E in effetti, con quasi 400 iscritti e una rete di amicizie che supera i confini regionali, l’atmosfera che si respira durante le loro iniziative è quella di una grande casa aperta, dove ci si ritrova per condividere tempo, ricordi e sorrisi.
L’associazione prende il nome da Emanuele Gianturco, giurista e politico di Avigliano, in provincia di Potenza. Ma il suo spirito è tutt’altro che accademico: la sua forza è la partecipazione. Ogni settimana la tensostruttura di via Monviso si riempie di musica, di balli e di gente che ha voglia di stare insieme.
Il presidente racconta i valori della sua associazione che conta oltre 400 iscritti
«Il sabato sera vengono anche persone anziane che magari non ballano neanche, ma si siedono ad ascoltare la musica o a fare due chiacchiere. È importante uscire di casa, non isolarsi, soprattutto dopo il Covid. Qui si viene per sentirsi parte di qualcosa». Le attività dell’associazione sono tante: serate danzanti, pranzi sociali, gite, pellegrinaggi, presentazioni di libri, mostre e raccolte fondi. «Abbiamo organizzato eventi anche per Telethon e per l’Istituto di Candiolo. Nell’ultima serata abbiamo raccolto 1.370 euro. Facciamo il possibile per restituire qualcosa al territorio che ci ha accolto». L’impegno di Sileo, arrivato a Settimo nel 1970 dalla Basilicata insieme alla sua famiglia, nasce proprio da un sentimento di riconoscenza: «Sono venuto qui a quindici anni, facevo il meccanico. Non è stato facile all’inizio, ma mi sono ambientato e oggi mi sento parte di questa città. Mi do da fare perché voglio ringraziare Settimo per avermi accolto». Il legame con le istituzioni locali è solido e continuo: la sindaca e gli assessori non mancano mai alle iniziative, dalle castagnate alle feste di Natale. Ma il vero motore dell’associazione resta la comunità. «Quando organizziamo un pranzo sociale, le adesioni superano sempre le aspettative: per quello del 30 novembre abbiamo già più di 220 iscritti. È la dimostrazione che le persone hanno bisogno di stare insieme, di condividere momenti semplici ma autentici».
La «famiglia lucana» di Settimo non chiude le porte a nessuno. «Chi viene si trova bene e resta», dice Sileo «l’importante è sentirsi parte di un gruppo che sa accogliere». E in effetti, dietro la dimensione culturale e folkloristica – con il gruppo musicale che porta in giro canti e balli tradizionali – si nasconde una missione più profonda: quella di combattere l’indifferenza e la solitudine con la forza dei legami. «Nella vita ci vuole rispetto e amicizia», ripete spesso Sileo, ricordando le parole dei suoi genitori. «Sono i valori che ci tengono uniti, che ci fanno sentire a casa anche lontano da casa». Oggi, tra i progetti futuri dell’associazione, ci sono la festa di Natale, la visita di Babbo Natale per i più piccoli e un monologo teatrale che racconta la storia di una nonna lucana emigrata negli anni Sessanta in Piemonte: una storia che somiglia a tante altre, ma che continua a emozionare perché parla di coraggio, di nostalgia e di comunità.