l'intervista

Il messaggio di Valacca: «Nel tempo, tutto passa mentre la cultura resta»

Presidente da oltre vent’anni, è anche una delle memorie storiche della città

Il messaggio di Valacca: «Nel tempo, tutto passa mentre la cultura resta»

Il nostro viaggio all’interno delle consulte cittadine è giunto al termine con la Consulta della Cultura, istituto fondamentale con la popolazione e garanzia di qualità e continuità per le associazioni. Da oltre trent’anni, Giovanni Valacca è il volto di riferimento della Consulta della Cultura di Settimo Torinese.

Il messaggio di Valacca: «Nel tempo, tutto passa mentre la cultura resta»

Presidente sin dalla sua fondazione, Valacca ha accompagnato generazioni di associazioni culturali, artisti e cittadini in un percorso di crescita, collaborazione e riscoperta delle radici locali. Nel suo racconto dell’operato della Consulta si sente la passione per la storia, l’arte, le sfide affrontate e i momenti più significativi della sua lunga esperienza. «La Consulta è nata con lo statuto comunale nel 1991, come quella dello sport», spiega Valacca. «Da allora, il nostro compito è quello di coordinare la programmazione culturale delle associazioni, offrendo consigli su come, quando e dove organizzare gli eventi. Cerchiamo di evitare sovrapposizioni e di distribuire le iniziative lungo tutto l’anno, affinché ogni proposta abbia il giusto spazio e pubblico». Il lavoro della Consulta non si limita alla logistica. È anche un luogo di riflessione e confronto, dove le associazioni possono trovare supporto e orientamento. «Per esempio, la Famija Setimeisa organizza ogni anno il concerto natalizio dei cori parrocchiali, che si svolge a rotazione in una parrocchia diversa. In un’altra occasione, oltre a suggerire la location, abbiamo aiutato anche nella raccolta fondi per Telethon, coordinando i volontari e gestendo la distribuzione delle offerte». Valacca è anche un appassionato ricercatore storico. Le sue indagini sull’identità di Settimo sono diventate patrimonio condiviso. «Ho studiato lo stemma cittadino, i lavatoi, le fornaci, e ho scoperto che via Italia aveva i portici, oggi scomparsi. Vicino alla chiesa di San Pietro in Vincoli c’era un mulino, alimentato da rivoli d’acqua, poi rimosso perché l’acqua danneggiava le fondamenta della chiesa». Il dialogo con le istituzioni è un altro pilastro della Consulta. «Il nostro compito è fare da tramite tra le associazioni e l’amministrazione comunale. Le proposte vengono discusse con l’assessore alla Cultura, studiate per renderle interessanti per i cittadini e poi inserite nel calendario ufficiale. È importante evitare che in alcune domeniche ci siano troppi eventi e in altre nessuno. I mesi più ricchi sono maggio, giugno e luglio, mentre l’inverno è più povero di iniziative».

Parla il presidente da oltre vent’anni, è anche una delle memorie storiche della città

Attualmente, le associazioni iscritte alla Consulta sono circa ottanta. Un numero che testimonia la vivacità culturale del territorio, ma che comporta anche la necessità di mediazione. «Alle volte ci sono contrasti. Ogni associazione vorrebbe essere protagonista. Io cerco di favorire la collaborazione, proponendo eventi condivisi. Per esempio, le associazioni di arti figurative possono organizzare una mostra collettiva, valorizzando i diversi stili e attirando più pubblico». La collaborazione si estende anche agli aspetti tecnici. «Una parrocchia ha l’impianto audio, un’altra no ma ha le competenze tecniche. Unendo le forze si evitano spese e si migliora la qualità dell’evento. È anche un’occasione per conoscersi e creare legami duraturi.» Tra le collaborazioni più significative, Valacca cita quella con Unitre, l’università della terza età. «La presidente Ferrero mi invita a tutte le manifestazioni e mi chiede un parere sugli eventi. Di recente hanno affrontato il tema del bullismo digitale, un problema attuale che coinvolge i giovani e l’uso degli smartphone». Ma non mancano i rimpianti. «Alcune associazioni che hanno dato tanto sono scomparse. Valerio Pagliero, per esempio, organizzava il cinema sotto le stelle durante la festa patronale. Faceva teatro, proiettava filmati, collaborava con associazioni di Torino. Era un punto di riferimento. Col tempo, però, le persone invecchiano, i giovani non si avvicinano, e certe tradizioni si perdono». Valacca ricorda con particolare emozione le mostre alla Giardinera, «la casa degli artisti». «Siamo riusciti a riunire tutte le associazioni di arti figurative di Settimo. Sembrava impossibile, ma ci siamo riusciti. È stato un periodo felice, perché abbiamo creato qualcosa di condiviso, superando le differenze di stile e approccio». Anche il concerto finale dei cori parrocchiali, dove tutti cantano insieme, è un simbolo di unità. «Il mio compito è quello di unire. Non solo per una serata, ma per costruire relazioni che durino nel tempo. Collaborare significa anche aiutarsi. Così si costruisce una comunità». In conclusione, Giovanni Valacca ci lascia con una riflessione: «Il tempo passa, le persone cambiano, ma la cultura resta. È importante che i giovani si avvicinino, che si tramandino le esperienze. Solo così possiamo continuare a costruire una Settimo viva, consapevole e unita».