Restano ancora detenuti nel carcere israeliano di Ketziot, nel deserto del Negev, i 145 partecipanti della missione Freedom Flotilla, intercettata nella notte tra il 7 e l’8 ottobre mentre si dirigeva verso Gaza per consegnare aiuti umanitari. Tra loro c’è anche Francesco Prinetti, 28 anni, medico che fino a poche settimane fa lavorava a Settimo Torinese.
Freedom Flotilla, ancora in carcere i volontari
Secondo quanto riferito dagli avvocati di Adalah, che stanno seguendo il caso, le condizioni di detenzione restano estremamente difficili: accesso limitato all’acqua potabile, episodi di violenza fisica e verbale e udienze iniziate senza la presenza dei legali difensori. Più di venti persone, denunciano i legali, non hanno ancora potuto incontrare i propri avvocati, in violazione del diritto di difesa.
Le imbarcazioni della missione — tra cui la Conscience, nave ospedale su cui si trovava Prinetti insieme a medici, operatori e giornalisti di 30 Paesi — erano state sequestrate in acque internazionali, a circa 120 miglia da Gaza.
Le autorità israeliane contestano ai partecipanti l’“infiltrazione in area militare non autorizzata”, ma secondo Adalah tale accusa «non ha alcun fondamento legale».
Le accuse al governo italiano
Nelle ultime ore la Freedom Flotilla Italia ha diffuso un duro comunicato accusando il governo italiano di non aver ancora garantito piena tutela consolare e di essersi «rifiutato di affrontare le spese necessarie per riportare a casa cittadini italiani impegnati in una missione di pace».
«Ancora una volta è la società civile a dover intervenire dove le istituzioni mancano», si legge nella nota firmata dal coordinatore Zaher Darwish, che parla di “atto di grave irresponsabilità istituzionale e ferita morale per tutto il popolo italiano”.
I 6 italiani tra cui Prinetti
Intanto, sulla pagina ufficiale della Freedom Flotilla Italia, sono stati pubblicati i profili dei sei italiani coinvolti nella missione: il medico Riccardo Corradini, l’infermiere Stefano Argenio, l’attivista Elisabeth Di Luca, il filosofo Claudio Torrero, lo chef Vincenzo Fullone e Francesco Prinetti, il giovane medico torinese legato anche a Settimo Torinese.

Proprio Prinetti aveva spiegato così, prima della partenza, le motivazioni che lo hanno spinto a partecipare alla missione:
«Ho 28 anni, sono un medico e lavoro a Torino occupandomi di medicina interna. Faccio parte del movimento di attivismo climatico e sociale Ultima Generazione e ho collaborato con i gruppi di BDS e Palestine Action. Sono a bordo della Conscience come medico e come cittadino italiano per mostrare la mia contrarietà a questo genocidio nonostante la complicità del nostro governo, che continua a vendere armi e ad avere rapporti economici e politici con lo Stato di Israele. Ho sentito il dovere morale di portare la mia solidarietà alla popolazione palestinese e ai colleghi medici, nonché mandare un messaggio al mio governo».
Il coordinamento della Freedom Flotilla Italia, insieme alle famiglie dei partecipanti, continua a chiedere un intervento urgente del governo e a lavorare per garantire il rientro sicuro dei connazionali impegnati in quella che definiscono una missione “di pace e di solidarietà”.