Coldiretti Torino alza la voce contro le decisioni degli ambiti territoriali di caccia (ATC) e dei Comprensori alpini (CA), che hanno scelto di non applicare l’apertura anticipata della caccia in braccata al cinghiale, nonostante le indicazioni della Regione e del Commissario nazionale per il contrasto alla peste suina africana (PSA).
L’attacco di Coldiretti Torino
La Regione Piemonte aveva fissato l’anticipo al 1° settembre, ma in tutta la Città metropolitana di Torino la caccia resterà chiusa almeno fino al 21 settembre, in alcuni casi addirittura fino al 1° ottobre. Una scelta che Coldiretti definisce «irresponsabile».
«Un atteggiamento che va contro lo spirito di collaborazione necessario in questo momento – sottolinea il presidente Bruno Mecca Cici – con l’infezione di PSA ormai alle porte del Torinese. Lascia ancora più perplessi la scelta degli ATC dell’area Nord della provincia, che hanno deciso di non seguire le indicazioni della Regione, nonostante le zone cuscinetto per la peste suina coinvolgano anche comuni canavesani».
Danni all’agricoltura in crescita
Secondo Coldiretti, la mancata collaborazione del mondo venatorio è incomprensibile di fronte ai danni causati dai cinghiali. Nei primi otto mesi del 2025, nella sola Città metropolitana di Torino si contano 140mila euro di danni accertati, mentre a livello regionale si arriva a 280mila euro. Nel 2024, invece, i danni ammontavano a oltre 570mila euro nel Torinese e a più di 4,1 milioni in tutto il Piemonte.
Abbattimenti insufficienti
Gli abbattimenti risultano in netto calo: nel 2025, fino al 30 agosto, sono stati eliminati 2.670 cinghiali nel territorio metropolitano di Torino, contro i 10.540 dell’intero 2024. A livello regionale si è passati da 32.446 abbattimenti nel 2024 a poco più di 10mila nell’anno in corso.
Coldiretti Torino chiede numeri ben più alti: 15mila capi abbattuti ogni anno nella Città metropolitana e 50mila a livello regionale. «Questi sono obiettivi minimi per garantire la produzione agricola e contenere l’epidemia di PSA» ribadisce Mecca Cici.
«Fauna selvatica patrimonio dello Stato»
Coldiretti richiama infine ATC e CA alle loro responsabilità: «La fauna selvatica non appartiene ai cacciatori – conclude il presidente – ma è patrimonio dello Stato e va gestita nell’interesse di tutta la collettività, agricoltura compresa».