La Popilia japonica, coleottero di origine orientale, sta mettendo in ginocchio l’agricoltura torinese.
Il flagello del coleottero giapponese, l’agricoltura torinese conta già 6 milioni di danni
Secondo Coldiretti Torino, i danni stimati superano già i 6 milioni di euro, ma la cifra sale oltre i 16 milioni se si considera anche la mancata produzione del vino Erbaluce, particolarmente colpito nel territorio di Caluso, dove molte viti sono ormai ridotte a scheletri.
Arrivata in Italia probabilmente via mare con carichi vegetali, la Popilia si è adattata alla Pianura Padana grazie al cambiamento climatico. Dopo le prime segnalazioni nel 2014, solo dal 2022 il fenomeno ha iniziato a destare reale preoccupazione, ma le contromisure sono ancora assenti.

L’insetto ha infestato vigne, mais, soia, noccioleti e frutteti nel Canavese, Ciriacese e nella Collina torinese, causando perdite stimate fino al 40% della produzione di uva, 30% per pesche e prugne, 25% di nocciole e 15% di mais, con picchi più alti per le semine tardive.
«Siamo stati travolti – spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Le aziende, soprattutto quelle biologiche, sono rimaste senza difese. Se non si interviene ora, la primavera 2026 potrebbe essere catastrofica, con decine di milioni di larve pronte a distruggere i raccolti».
Una femmina di Popilia può deporre fino a 60 uova, e la popolazione stimata di insetti adulti già oggi si aggira su diversi milioni di esemplari. Coldiretti lancia un appello alla Regione Piemonte: serve un piano immediato di ricerca e contenimento, oltre a ristori per le aziende danneggiate, per evitare che l’intero comparto agricolo del Torinese collassi.