La memoria è viva a San Mauro Torinese, nel nome di Paolo Borsellino e di tutte le vittime di mafia.
San Mauro ricorda Paolo Borsellino e tutte le vittime di mafia
Nella serata di venerdì 18 luglio, all’angolo tra via Speranza e via Borsellino, si è svolta la commemorazione della strage di via D’Amelio, in cui nel 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
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Un momento intenso e partecipato, promosso dal Tavolo per la Legalità di San Mauro Torinese insieme al Comune e a Libera Piemonte, a cui hanno preso parte anche associazioni, consiglieri comunali e numerosi cittadini.
A prendere la parola, l’assessore alla Legalità Matteo Fogli, che ha voluto aprire il suo intervento ricordando uno a uno i nomi di tante vittime di mafia. Un gesto simbolico e profondo per ribadire che ogni nome è una storia, una ferita ancora aperta e un impegno da rinnovare.
«Dopo 33 anni – ha affermato Fogli – il rischio di svuotare questa giornata e ridurla a una commemorazione quasi nostalgica va combattuto. Così come va rigettato ogni tentativo di appropriazione delle vittime di mafia da parte di qualsiasi parte politica».
Nel suo discorso, l’assessore ha ribadito l’importanza di unire le forze al di là di ogni appartenenza: «La lotta alla mafia è e deve restare superiore ad ogni partigianeria. Illuminata solo dal profondo rispetto per il sacrificio di tanti servitori dello Stato e da una incrollabile fiducia nel valore della legalità».
Parole forti, che hanno toccato anche il tema dell’impegno quotidiano, ben oltre le ricorrenze: «Senza la volontà di privilegiare esclusivamente la verità e di ricercarla ad ogni costo, contro ogni potere e convenienza, celebrare queste giornate diventa un’offesa alla memoria e un insulto alle vittime».
Infine, l’esortazione a tutti i presenti: «Dobbiamo essere cittadini italiani vivi. Vivi come le vittime di mafia che ricordiamo oggi e ogni giorno dell’anno».
Un invito a non dimenticare, ma soprattutto a trasformare la memoria in azione, in vigilanza civile, in presenza attiva nella comunità.