L'appello

«Aiutatemi a riportare mia moglie e mia figlia a casa»

La prima cosa che farà una volta incontrata la famiglia? «Abbracciare mia moglie e mia figlia e piangere, piangere tantissimo come sto facendo da mesi, ogni giorno».

«Aiutatemi a riportare mia moglie e mia figlia a casa»
Pubblicato:

«Aiutatemi a riportare mia moglie e mia figlia a casa»

"Aiutatemi"

Quello di  martedì 28 luglio 2020, avrebbe dovuto essere il giorno dei festeggiamenti. Quello in cui si sarebbero spente le prime due candeline di sua figlia. E invece no, perché Alessandro Rauseo, papà di 40 anni, non potrà abbracciare né la sua bambina né sua moglie Anni Liebi, 39 anni, di nazionalità domenicana. L’«inferno», per questa famiglia settimese, è nato lo scorso marzo. Anni si era infatti spostata a Santo Domingo per raggiungere la sua famiglia e suo figlio, di 17 anni, residente lì. Poi l’incubo del Covid e il blocco dei voli e degli spostamenti internazionali. Da allora, anche sentirsi telefonicamente è stato impossibile. Nonostante i ripetuti contatti e le mail con ambasciata, consolato, Questura e Ministero degli esteri. «Dopo aver sentito numerose istituzioni - spiega Alessandro, titolare di una gelateria a Gassino -, carabinieri di Settimo compresi, ho tentato di rivolgermi anche alla sindaca di Settimo Elena Piastra. Le ho scritto in privato. Il mio obiettivo era soltanto quello di ottenere un suo interessamento sulla vicenda che sto vivendo sulla mia pelle». «Ma non ho ottenuto nulla - commenta amaro Alessandro -. Le ho scritto durante il Covid-19, è vero, ho fatto la premessa di capire che potesse essere super impegnata, ma mi aspettavo un suo intervento sulla vicenda. Capirete che, anche avendo contatti diretti con le istituzioni superiori, un gelataio viene ascoltato meno di un sindaco. Mi spiace di non aver potuto ottenere alcun intervento da parte del mio Comune». Alla base del problema che impedisce il ritorno a casa di Anni, della piccola di appena due anni e del figlio maggiore della donna domenicana («Ha il codice fiscale italiano e ha frequentato già le scuole qui nel nostro Paese» sottolinea Alessandro) c’è il fatto che sua moglie non sia cittadina italiana. «E’ arrivata in Italia 12 anni fa, ha sempre lavorato. Non ha mai chiesto nulla allo Stato italiano, nemmeno la residenza». Sono sposati regolarmente dal 4 settembre di due anni fa, quando nel 2018 sono convolati a nozze presso il comune di San Raffaele Cimena.

Lo sfogo

«Mi sento abbandonato dalle istituzioni dello Stato e della mia città. Avrei sperato in un maggiore interessamento da parte del Comune, ma non c’è stato verso». In tutto questo periodo, ancora, ci sono stati dei momenti particolarmente difficili. «Al di là del fuso orario che non mi faceva dormire la notte in attesa di una chiamata o di un messaggio sul cellulare, ma le difficoltà di connessione hanno reso tutto molto più difficile». «Immaginate voi come si può stare dopo mesi in cui non si hanno contatti regolari con la propria moglie e la propria figlia come ci si può sentire, ne risente non solo il lavoro ma anche la salute e la stabilità mentale». «Non ho mai voluto chiedere o preteso che affittassero un aereo e che riportassero a casa mia moglie e mia figlia, ma mi sarei aspettato un interessamento maggiore alla mia vicenda». Considerando, ancora, «che mia moglie e il suo primo figlio, di 17 anni, hanno problemi di salute e che necessiterebbero quindi di rientrare a casa il prima possibile».
Interpellata sull’argomento, interviene proprio la sindaca di Settimo Elena Piastra che proprio Alessandro aveva interessato della vicenda. «Mi dispiace per la situazione - risponde la sindaca -. A Settimo abbiamo già alcune altre situazioni di questo genere. Famiglie separate che non riescono a ricongiungersi a causa dell’emergenza internazionale. Comprendo lo stato d’animo del signor Alessandro, ma ci sono modi e modi di rapportarsi con le istituzioni». Il riferimento, in particolare, è per quei post che il papà settimese ha pubblicato su internet attaccando l’Amministrazione e la sindaca, riportando dell’arrivo di alcuni migranti sul territorio cittadino. «Capisco la situazione complicata - ribadisce la sindaca - ma il sindaco di una città, in questa situazione, non può fare nulla». Intanto si aspetta una soluzione a questa vicenda annosa che riguarda la famiglia settimese. La prima cosa che farà Alessandro una volta incontrata la famiglia? «Abbracciare mia moglie e mia figlia e piangere, piangere tantissimo come sto facendo da mesi, ogni giorno».

Seguici sui nostri canali