Settimo Torinese: "Grazie agli screening sui Dsa mia figlia ha ritrovato l'autostima"
La testimonianza di una mamma che ha visto la figlia beneficiare dei frutti del progetto Giada
Dai disturbi psicologici fino al fenomeno della dispersione scolastica. È ampio lo spettro di conseguenze che può causare un disturbo specifico dell'apprendimento (Dsa) non individuato al momento giusto o nelle fasi di esordio. Lo sa bene una mamma settimese che ci ha raccontato la sua esperienza.
Settimo Torinese: il grazie di una mamma al progetto Giada
Forse, se ne parla ancora troppo poco. Eppure, alcune ricerche indicano che non è bassa la percentuale di bambini che in età scolare soffre di un Dsa (in particolare la dislessia, ndr) che rischia di inficiare lo sviluppo di alcune competenze, tra cui il linguaggio. Per questo risultano sempre più importanti le attività di screening, come quelle proposte a Settimo Torinese all’interno del progetto Giada, che si effettuano in classe con l'ausilio di professionisti tra la seconda e la terza elementare.
"Senza gli screening avrei pensato che mia figlia fosse svogliata"
«Su mia figlia, che ora ha 9 anni, avevo già un sospetto rispetto ad italiano, ma con Giada è risultata borderline anche in matematica e non me lo aspettavo. Senza questo screening, probabilmente avrei pensato che la bambina non avesse voglia di fare i calcoli o di studiare le tabelline – racconta una mamma settimese che affida la sua storia ai nostri taccuini -. Abbiamo subito seguito l'iter con la logopedista e la psicologa dell'infanzia ed è risultata dislessia, disortografia e una lieve discalculia, quindi in matematica, di cui però ci hanno detto che possiamo occuparcene più avanti».
Disturbi che non condizionano solo la sfera dell'apprendimento scolastico ma soprattutto quella psicologica, partendo da una perdita di autostima nelle proprie capacità. «Quando le abbiamo detto che c'era un problema, la sua paura più grande è stata: come lo dico in classe? Non ha avuto difficoltà ad accettare la dislessia o la discalculia ma si è preoccupata di come raccontarlo ai suoi compagni. Ma è importante individuare subito il disturbo – sottolinea la mamma -. Se tu non sai di averlo, ti ritrovi a pensare “io non sono capace, non sono in grado”. Mia figlia, ad esempio, era arrivata al punto di essere terrorizzata dai dettati e si bloccava ancor prima di iniziarli. Leggeva ma, focalizzandosi sulla lettura, non riusciva ad apprendere i contenuti. Adesso, invece, con gli strumenti giusti, come può essere il libro con un font più chiaro, ha recuperato più fiducia in se stessa e spesso non usa neanche gli aiuti che le mettono a disposizione le maestre. Dice “ci voglio provare”».
Consapevolezze che, però, non sono immediate da acquisire. Soprattutto se si è all’oscuro della diagnosi. «La prima cosa che fa un bambino dislessico che non sa di esserlo è perdere autostima. E anche tu come genitore magari lo hai sgridato mille volte perché non sa le tabelline o perché in quarta elementare legge come fosse in prima».
"Il rischio sennò è la perdita di autostima"
Da qui, l'importanza di intraprendere subito il percorso giusto. Terapie che, però, devono fare i conti con i tempi di attesa delle Asl. «Colto il segnale, per velocizzare tutto, siamo intervenuti con un percorso privato ma non tutti possono permetterselo. Sarebbe auspicabile che le Asl avessero tempi ridotti per logopedia e psicologia. Sotto Ivrea possiamo ritenerci fortunati, ma a Settimo e Torino ci sono attese impossibili», fa notare il genitore che evidenzia le potenzialità dello screening.
«Giada, che viene realizzato in tutte le scuole del territorio, offre la possibilità a tutti di scoprire di avere un disturbo e di fare meno fatica – afferma -. Di questo si tratta, anche perché stiamo parlando di bambini che hanno quozienti intellettivi normalissimi ma fanno solo più fatica. Si può togliere questo peso. Alle elementari, magari, stiamo parlando solo di quattro pagine, ma andando avanti no. Se non lo avessimo scoperto ora, mia figlia in futuro come avrebbe affrontato il suo percorso scolastico?».