Qualità dell'aria: Torino è "maglia nera"
Nella classifica dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, tra il 2022 e 2023, la città della Mole è al 362esimo posto su 372 analizzate
Secondo la classifica redatta dall'Agenzia Europea per l’Ambiente, Torino - e di riflesso l’area metropolitana - si trova al 362esimo posto fra le 372 città europee più inquinate, con un dato monitorato è di 21 μg/m 3 rispetto ai 5 μg/m 3 che è il parametro di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Qualità dell'aria: Torino è "maglia nera"
Un «record» di cui faremmo volentieri a meno. Anche perché i dati si riferiscono agli ultimi due anni solari, ovvero il 2022 e il 2023, e il 2024 - da quello che già «circola» - non sarebbe da meno.
Milano è al 354esimo posto mentre Roma è al 269esimo. Tutto il contrario di Sassari, al 21esimo posto assoluto.
Già da questa settimana si è tornati alla quasi normalità, con fabbriche, attività produttive di vario genere che riapriranno i battenti, alla pari degli uffici. E la prossima settimana scatterà la prima campanella dell’anno nelle scuole. Ovvero più auto in circolazione.
Il piano della Regione e le perplessità di Piastra e Giulivi
E dire che il nuovo piano per la qualità dell’aria proposto dalla Regione Piemonte nelle scorse settimane non sta trovando pareri favorevoli tra i sindaci. Compresi quelli del nostro territorio.
Nello specifico, si tratta di una serie di misure in grado di ridurre le emissioni nei quattro macro-settori quali la mobilità, il riscaldamento, le attività produttive e l’agricoltura per un valore di circa 4 miliardi di euro nell’arco del periodo di attuazione (2024-2030).
La prima cittadina di Settimo Torinese, Elena Piastra, ha criticato aspramente le scelte regionali: «Non è logico delegare le scelte su quali azioni intraprendere ai singoli comuni che “sforano” i criteri. Come se l’aria potesse essere “fermata” tra un Comune e l’altro, o come se una misura adottata solo a Settimo potesse migliorare la qualità dell’aria generale dell’area metropolitana. Serve, invece, un piano comune e sinergico, non a macchia di leopardo», spiega Piastra che ricorda anche come vi siano tante criticità sul blocco dei diesel euro 5 dal 1 ottobre 2025 solo per i comuni oltre i 30mila abitanti: «Questa misura deve prevedere deroghe almeno per alcune attività economiche, come ad esempio gli ambulanti. Altrimenti rischieremmo di non far montare a Settimo, Collegno, Rivoli e Venaria i banchi del mercato, che invece potranno montare senza problemi a Chivasso, a pochi chilometri dalla nostra “aria”, ma con qualche abitante in meno.
Inoltre, le strategie più importanti devono passare attraverso investimenti sui trasporti pubblici per ridurre l’uso e l’inquinamento delle auto private. Invece negli ultimi mesi abbiamo assistito a tagli costanti su Stazione Torino Stura, nessun treno in più per Settimo e aumento del costo del biglietto, per non parlare della scomparsa del confronto sulla progettazione del tratto di Metro2 verso Pescarito.
Così come sarebbe necessario aggiungere obblighi - con norma nazionale - da fonti non fossili anche per il teleriscaldamento e incentivi per le città che usano sistemi di riscaldamento meno inquinante, oltre a sistemi di rifornimento alternativo, soprattutto per i grandi mezzi: in Piemonte non c’è un punto rifornimento idrogeno in tutta la Città metropolitana, soprattutto nei luoghi più importanti per gli assi autostradali; i finanziamenti regionali sono andati prioritariamente nel Novarese».
Per il sindaco di Venaria Reale, Fabio Giulivi, «È fondamentale l'intervento sugli impianti di riscaldamento che come sappiamo rappresentano una delle principali fonti di inquinamento di quest’area. Inoltre, ho sollevato il problema delle oltre 150 mila famiglie nella sola area metropolitana di Torino proprietarie di veicoli diesel euro 5. Il blocco, previsto a partire dal 1 ottobre 2025, rappresenterà sicuramente un problema a causa delle difficoltà economiche nel cambiare mezzo e per le difficoltà che incontrano tutti quei lavoratori pendolari che con i mezzi di trasporto pubblico non riescono a raggiungere il posto di lavoro a causa degli orari, spesso turnisti, o del luogo. Anche in questo caso serviranno incentivi importanti per ridurre i disagi».