A Settimo entra in vigore il Daspo: accesso negato agli "indesiderati"

"Un provvedimento troppo generico che rischia di essere inefficace" contesta l'opposizione, che ha presentato 10 emendamenti, tutti bocciati

A Settimo entra in vigore il Daspo: accesso negato agli "indesiderati"
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La discussione della delibera che ha regolamentato i luoghi in cui applicare il Daspo urbano ha visto un dibattito acceso nell'ultimo consiglio comunale di Settimo Torinese.

A Settimo entra in vigore il Daspo

A distanza di una sola settimana dal «via libera» del Consiglio Comunale di Settimo Torinese, sono già partite le prime richieste di «Daspo Urbano» per alcune persone tutti per motivi di «sicurezza pubblica».

Un provvedimento che pochi giorni prima aveva acceso i riflettori sul tema sicurezza, infiammando il dibattito in aula. Dieci gli emendamenti complessivi presentati dall'opposizione per modificare il testo iniziale e rendere più definita l'applicabilità della norma. Tutti bocciati.

Non ci sta Enzo Maiolino, capogruppo di Fdi, che ha affermato di essere «schifato». La maggioranza, invece, si è definita «mortificata» dalle modifiche proposte dall'opposizione. E mentre centrosinistra e centrodestra, tra un intervento e un altro, hanno rivendicato l'intestazione del tema sicurezza, anche i Dem si sono «spaccati». In casa Pd, sul daspo non tutti sposano la stessa linea di pensiero. Robin Piazzo, consigliere Dem, lo ha detto a chiare lettere e ha bocciato la delibera. Si sono astenuti, invece, Lega e Fratelli d'Italia.

Il provvedimento

La delibera prevede un'integrazione al regolamento della Polizia Urbana che disciplina i comportamenti e le attività che influenzano la vita della comunità, in modo da salvaguardare la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini.

Nel dettaglio, all'articolo 9 bis – come ha illustrato la sindaca Elena Piastra - vengono identificate le aree e i luoghi pubblici che possono essere oggetto del daspo urbano, una misura introdotta nel 2017 per contrastare la violenza negli stadi e il deterioramento del decoro urbano.

L'adozione del provvedimento si traduce nel divieto per i cittadini di avvicinarsi a determinati luoghi della città. Nel caso di Settimo, in seguito all'approvazione di un emendamento, Piastra ha specificato che il dispositivo potrà essere applicato «a soggetti già precedentemente allontanati per condotte reiterate di particolari gravità».

Nel regolamento, i luoghi oggetto del provvedimento sono «gli edifici pubblici; I parchi e le aree verdi comprese le aree gioco destinate ai bambini; I luoghi di aggregazione cittadini ed i centri commerciali naturali, le fiere ed i mercati; I luoghi di cura ed assistenza sanitaria e sociale; Le pertinenze pubbliche dei centri commerciali».

La discussione

«Un provvedimento troppo generico che rischia di essere inefficace», contesta l'opposizione. Motivo per cui Fratelli d'Italia ha presentato 4 emendamenti e la Lega 6. Tutti mirati a circoscrivere gli ambiti di azione.

Tra le proposte, quella di aggiungere l'obbligo per il soggetto interessato dal provvedimento di mantenere i 200 o 100 metri di distanza dalle zone indicate, specie dai plessi scolastici.

E poi, sia Lega che Fdi hanno chiesto di aggungere ai luoghi di interdizione anche l’area del fast food di via Torino e gli spazi dedicati al culto. Ma ogni proposta è stata rispedita al mittente senza grandi spiegazioni. «Penso che ognuno possa avere le proprie idee, ma vedere tutto questo lavoro bocciato senza neanche una dichiarazione di voto mi fa “schifare” quest'aula», affonda Maiolino.

Duro anche il commento di Manolo Maugeri. «Ci siamo preparati attentamente su questo regolamento. Abbiamo presentato emendamenti, veniamo qui a discuterli ma non troviamo l'assessore alla Sicurezza (il riferimento è ad Angelo Barbati, ndr) – interviene il capogruppo della Lega -. Inoltre, non viene data nessuna motivazione della maggioranza su un argomento che avete sempre definito una bandierina dell'opposizione. Ci confermate che l'attenzione per la sicurezza è un tema di centrodestra e siete voi che ce lo dite con i vostri silenzi».

Per Katia Albanese, Pd, invece si tratta di una questione di «sinistra» ma «voi, cari signori, vorreste applicare il daspo a chiunque e in modo indistinto». «Questo è uno strumento amministrativo di prevenzione, ma non può sostituirsi all'autorità giudiziaria – spiega Albanese -. Invito il capogruppo di Fratelli d'Italia a studiare di più prima di dire che è “schifato”».

Tra i due litiganti arriva Elena Ruzza. Per la capogruppo del Pd, «la sicurezza non è un tema né di destra e né di sinistra, perché un reato non ha patria politica».

Ancora diversa, invece, l’idea di Robin Piazzo, consigliere Dem. «Voglio che sia chiara la mia posizione. Credo che il daspo vada a disincentivare forme di partecipazione legittima. Il mio non è un voto contro la linea politica della Giunta, ma ritengo questa misura inefficace e soprattutto non caratterizzante della maggioranza. Mi richiamo inoltre al programma elettorale della coalizione. Un programma stabilito di comune accordo che non prevede il riferimento a questo genere di misura. Non è il mio orientamento e non possiamo rincorrere la destra sul suo terreno elettivo», ha affermato Piazzo, l'unico ad esprimere voto contrario.

Alla fine, la partita l'ha chiusa sui social lo stesso Maiolino, sintetizzando la polemica così: «Sicurezza: per Albanese è di sinistra, per Piazzo è di destra, per Ruzza né di destra né di sinistra. Confusione in aula».

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