Omicidio Gioffrè: i pm chiedono l'ergastolo
Era il 2004 quando l'uomo , allora 77enne, veniva ucciso a colpi di pistola in via Mezzaluna per un regolamento di conti
Era l’11 luglio 2004 quando Giuseppe Gioffrè, 77 anni, veniva raggiunto da cinque colpi di pistola nel corso di un agguato tesogli davanti casa, mentre sedeva su una panchina di via Mezzaluna.
Omicidio Gioffrè: il processo
Oggi, ad una manciata di mesi dal ventennale di quell’omicidio, i pubblici ministeri Livia Locci e Manuela Pedrotta hanno chiesto l'ergastolo per Paolo Alvaro, 59 anni, imputato per quel delitto.
La requisitoria è arrivata alla Corte d'assise del Tribunale di Ivrea, presieduta dal presidente Vincenzo Bevilacqua, al termine dell’udienza del 16 aprile. Il prossimo 30 sarà invece il momento delle arringhe dei difensori di Alvaro, gli avvocati Francesco Siciliano e Valerio Spigarelli.
Due anni fa la riapertura del caso
A Paolo Alvaro, originario di Sinopoli (Reggio Calabria), e ad un secondo soggetto, Giuseppe Crea, accusato anch’egli di aver preso parte al delitto Gioffrè, si è arrivati due anni fa, con la riapertura del caso 18 anni dopo i fatti.
L’omicidio aveva già visto una prima condanna, quella di Stefano Alvaro, a 21 anni di reclusione, ma nel luglio 2022, le analisi condotte della scientifica attraverso nuove tecnologie avevano individuato nuovi indizi. Permettendo di identificare alcune tracce di dna rinvenute su una bottiglietta di plastica, presumibilmente riempita con liquido infiammabile, rinvenuta dai carabinieri sotto la Fiat Uno usata per l’agguato e poi data alle fiamme.
Le impronte ritrovate su quella prova e studiate con le più recenti tecnologie, avrebbero individuato quindi i presunti complici di Stefano Alvaro, Giuseppe Crea e Paolo Alvaro.
Il primo, Crea, ha scelto il rito abbreviato. Per il secondo, invece, la sentenza è prevista l’8 maggio, atto (forse) finale di un’inchiesta che dura da vent’anni.