Il caso

Omar Favaro, a 23 anni dal delitto di Novi, rischia un nuovo processo

I fatti di cui si parla sono riconducibili al periodo in cui l'uomo viveva con l'ex moglie e la figlia nel Torinese, non molto lontano proprio da Settimo

Omar Favaro, a 23 anni dal delitto di Novi, rischia un nuovo processo
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E' stata chiusa l'indagine su Omar Favaro per maltrattamenti nei confronti dell'ex moglie e della figlia dal 2019 al 2021, un periodo in cui la famiglia viveva nel Torinese, non molto lontano proprio da Settimo. Ora sarà compito della Procura decidere se procedere o no con la richiesta di rinvio a giudizio.

Le accuse e il possibile processo

Per l'uomo potrebbe arrivare un richiesta di rinvio a giudizio per una ventina di episodi che vanno dalle reiterate minacce di morte, di sfregiare la faccia della ex con l'acido, o di ridurla su una sedia a rotelle, a percosse e violenze fisiche e psicologiche. Accuse sempre respinte da Favaro. Violenze di cui sarebbe stata vittima anche la figlioletta della coppia, oggi separata.

Durante le indagini gli inquirenti avevano chiesto per Omar il divieto di avvicinamento alla famiglia, divieto però negato dal gip e dal tribunale del Riesame. Per i giudici non ci sarebbero situazioni effettive di pericolo: l'ex moglie ora vive con la piccola in un altro luogo, i fatti contestati sono distanti nel tempo e lui ha già scontato la pena per i fatti di Novi. Anche se resta una sorta di “pena naturale” - si legge nelle motivazioni - che grava su Omar in tanti aspetti della sua vita.

Come ricorda l'Ansa, Favaro aveva definito "calunniose" le accuse mosse nei suoi confronti dalla ex moglie. Il suo difensore, l'avvocato Lorenzo Repetti, aveva sottolineato che la vicenda s'inserisce nell'ambito di una causa di separazione dove fra l'altro è in discussione l'affidamento della figlia.

L'orrore 23 anni fa

Con un clamore mediatico del tutto diverso rispetto ai casi precedenti: ogni giorno, le prime notizie dei telegiornali - oltre alle pagine sui quotidiani - erano proprio dedicate a questo efferato evento.

Erika De Nardo e Mauro Favaro, detto «Omar», all’epoca 16 e 17 anni, quel giorno, uccisero con 96 colpi di coltello da cucina Susanna «Susy» Cassini, contabile di 41 anni, e Gianluca De Nardo, di soli 11 anni. Ovvero la madre e il fratellino di Erika. Un atto efferato che avvenne nell’abitazione dei genitori di Erika. Il padre, Francesco De Nardo, all’epoca 45enne, si salvò solo perché Omar si ferì ad una mano, così stante alle ricostruzioni degli investigatori.

Fu Erika a chiamare i carabinieri, denunciando l’accaduto: «Hanno ucciso mia madre e mio fratello. Sono scappati via. Avevano un coltello. Sono entrati in casa all’improvviso». Sulle prime, i due provarono in ogni modo a negare i fatti. Con Erika che agli investigatori fornì anche una dettagliata descrizione degli autori. La giovane, alla pari di Omar, non sapeva che nella caserma dei carabinieri c’erano le telecamere, che hanno immortalato la 16enne che mimava i gesti delle coltellate, provando a rassicurare il fidanzato.

I due vennero poi rilasciati, salvo poi essere arrestati a poche ore del funerale di Susanna e Gianluca e portati immediatamente al carcere minorile di Torino. Di qui il processo, con la condanna, nel dicembre 2001, a 16 anni per Erika e a 14 anni per Omar. Una sentenza confermata poi anche in Cassazione e che poi venne ridotta grazie all’indulto e agli sconti previsti per buona condotta.

Erika nel corso della detenzione andò nella comunità di don Mazzi e si laureò in Filosofia con 110 e lode. Omar, invece, dopo aver saldato il debito con la giustizia, nel 2010 si era trasferito in Toscana, sposandosi e avendo anche una figlia. Poi la separazione e le ultime vicende che lo riportano ad essere protagonista delle pagine di cronaca nera 23 anni dopo quei drammatici fatti.

La vicenda dei maltrattamenti

Molti anni dopo quindi, come riportano in questi giorni tutti i media nazionali, Mauro Favaro, detto "Omar", è accusato di aver maltrattato e minacciato la moglie.

Omar, quel nome indissolubilmente legato alla storia della cronaca italiana è tornato sulla bocca di tanti. Il motivo? Un procedimento che riguarda la separazione dalla moglie. Una ragazza conosciuta sui social negli anni scorsi - secondo quanto si apprende -. I primi messaggi, come fanno i ragazzi di oggi, a prescindere dalla loro età. Poi la decisione di incontrarsi, conoscersi e, da qui, l’intenzione di mettere su famiglia insieme. Un matrimonio da cui è nata anche una bimba.

Ma quello che non tutti sanno è che tra la drammatica vicenda, tornata ora sotto i riflettori, ha un legame con Settimo Torinese. Favaro, per rifarsi una vita dopo quella tragica notte di Novi Ligure, scelse la provincia di Torino per rifarsi una vita, così come aveva fatto sul lago di Garda Erika De Nardo.

Ma oggi il nome di Omar è legato ad alcune accuse di maltrattamenti, violenze e abusi che lo stesso avrebbe commesso nei confronti di sua moglie. La stessa con cui era stata intentata una causa di separazione. Maltrattamenti che, come hanno riportato agenzie di stampa e altri giornali consterebbero anche di violente minacce e di aggressioni fisiche pesanti. Ragioni per cui, in alcune occasioni, sarebbero anche intervenuti i carabinieri, chiamati proprio dalla donna per chiedere aiuto.

L'avvocato

«Accostare il nome del mio assistito alla vicenda avvenuta più di vent’anni fa - aveva spiegato alcuni dalle pagine de La Nuova Periferia mesi fa l’avvocato Lorenzo Repetti, tornato ad assumere gli interessi legali di Favaro - non fa altro che creare sensazionalismo mediatico».

«Le nuove accuse che vengono mosse», aveva aggiunto con un chiaro riferimento a quelle che l’ex compagna ha rivolto di fronte ai magistrati a Favaro - «secondo noi sono strumentali e puntano soltanto a ottenere vantaggi sull’affidamento delle figlia minore». Ecco, altra questione di non poco conto: l’affidamento della figlia minore nata dal rapporto della coppia. «La consulenza tecnica afferma che entrambi i genitori sono perfettamente in grado di esercitare la potestà genitoriale. Favaro è veramente molto provato e amareggiato. Siamo increduli rispetto alle accuse che gli vengono mosse in questa circostanza, e teniamo tutti quanti a precisare che la vicenda passata non ha nulla a che fare con quanto sta emergendo in questi ultimi giorni».

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