A San Mauro

"Suo figlio è stato colpito da un misterioso virus: serve l’antidoto ma è costoso"

Una coppia di anziani stava per cadere in una crudele truffa telefonica

"Suo figlio è stato colpito da un misterioso virus: serve l’antidoto ma è costoso"
Pubblicato:

I truffatori sono sempre in azione e non si fermano nemmeno a Natale.

La telefonata

Qualche giorno fa, ignoti hanno provato a raggirare una coppia di San Mauro con la scusa del figlio in ospedale, colpito da uno «strano virus».

A raccontarlo, via Facebook, è un 66enne di San Mauro, che spiega come, all’improvviso, abbia ricevuto una chiamata sul telefono fisso da parte di un altro uomo con la voce rotta dal pianto.

«Ipotizzando fosse mio figlio, faccio il grave errore di dire il suo nome, facendo così il loro gioco», spiega la vittima, ricordando ogni istante di quella brutta esperienza.

«La telefonata inizia con un “Ciao, sono io” e la voce di un uomo che piange, stravolto. Nel frattempo mi raggiunge mia moglie, che cerca di capire il perché ascoltassi senza dire tante parole. Quello che ipotizzo fosse mio figlio, dall’altro capo della cornetta, però, mi dice come sia 'In ospedale'. Pensando ad un incidente, non riesco più ad essere lucido. Cerco di mantenere la calma per non spaventare mia moglie e questo scopre ancor di più ogni resistenza razionale».

Il «finto figlio», a quel punto passa «all’attacco», spiegando come di lì a pochi istanti il 66enne avrebbe parlato con il primario di un non meglio precisato ospedale: «Buongiorno. Sono il primario. Chi è per lei Mario (nome di fantasia del figlio, ndr)?».

Il 66enne, nonostante sia ancora più stravolto, percepisce come «qualcosa non vada. Perché dice di essere il primario? Di quale reparto? Però mi incalza e non ho ancora elaborato l’orrore».

Il misterioso virus e il costoso antidoto

Il finto primario spiega come il figlio sia stato colpito da un «virus che proviene dal Brasile. È una malattia rara. Ci va un antidoto, ma bisogna iniettarlo subito, sennò c’è il rischio di andare in coma. Ha da un’ora la febbre a 39».

E, ancora, «aggiunge dettagli, rapidamente, su qualche sintomo. È in gamba, parla con piglio professionale. L’Io razionale cerca di scuotermi, ma sono ancora atterrito. Davvero non padrone di me. “E cosa devo fare, io?” e il primario che ribatte come “L’antidoto sia disponibile in una farmacia di Lugano, ma bisogna averlo subito”».

A quel punto entra in gioco la moglie che lo fa riflettere e lo porta a capire come quella fosse una truffa. «Torno in me. Ma non completamente. Non maledico il bastardo ma ho la lucidità di riattaccare e di fare qualche verifica».
Infatti, poco dopo, scopre come suo figlio sia vivo e sano e stia passeggiando nel cuore della Val di Susa.

"Per fortuna sono rinsavito"

«Mi sono ripreso, seppur a fatica. Per fortuna si sono traditi: dicendo che entro due ore bisognava avere l'"antidoto", e che bisognava andarlo a prendere a Lugano. Per fortuna che io non avevo chiesto se fosse l'ospedale di Susa o di Rivoli, che erano coerenti con la situazione di mio figlio ieri. L'avessi fatto, avrebbero sicuramente lavorato su quel dettaglio. Io non mi sarei accorto di avergli fornito l'appiglio per incatenarmi all'orrore ancora di più. Forse non avrei più capito nulla», conclude il 66enne sanmaurese.

Seguici sui nostri canali