Intervista

Ferma al palo la stagione teatrale di Gassino: "Sono stati resi vani dieci anni di lavoro"

L'amarezza del direttore del teatro Vecchio Mercato e dell’associazione culturale Magdeleine G.

Ferma al palo la stagione teatrale di Gassino: "Sono stati resi vani dieci anni di lavoro"
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Direttore artistico, con Silvia Gatti, del teatro Vecchio Mercato e dell’associazione culturale Magdeleine G., Massimo Rotella si è confessato a La Nuova Periferia, parlando del difficile periodo che sta vivendo il teatro.

Siamo a febbraio e ancora non si parla di stagione teatrale al Vecchio Mercato. A questo punto si può dire che la stagione è saltata?

"Probabilmente sì. Stiamo cercando di creare qualche appuntamento ma è molto difficile viste le condizioni di questi tempi. Purtroppo scelte non nostre hanno reso vano il lavoro di dieci anni. Gli stessi responsabili di “Piemonte dal Vivo” hanno più volte riconosciuto il nostro lavoro. Si è preferito investire sulle strutture lontane dalla grande città, sacrificando quelle della cintura torinese. E poi il problema è che per noi è divenuto difficile gestire la struttura, anche e non solo per le spese. Il teatro necessita di interventi di sistemazione".

Rivedremo una stagione teatrale gassinese al livello di quelle che hanno preceduto la pandemia?

"I contatti non ci mancano. Non sarebbe difficile costruire una stagione di livello. Io e Silvia siamo professionisti di livello nazionale e abbiamo conoscenze. Il problema è che c’è bisogno di risorse e noi, al momento, non sappiamo dove trovarle".

Cosa le manca di più delle stagioni teatrali gassinesi del passato?

"Mi mancano i volti del pubblico della zona, interessati e felici degli spettacoli. In questi anni abbiamo portato grandi nomi al Vecchio Mercato. Gli abitanti della collina non avranno più il loro teatro di zona, è questo che devono capire gli amministratori locali".

Come vede la cultura gassinese in questo periodo?

"Un po' come la cultura in Italia, dove non c’è grande spazio per la cultura, tranne che in qualche isola felice. Non è comunque solo questione di risorse. Siamo un territorio sfortunato, perché non c’è mai stata una politica territoriale di investimenti culturali importanti, e poi non abbiamo la fortuna di avere una grande azienda sul territorio".

Intervista a cura di Luca Sartori

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