Tra «rigagnoli» d’acqua e detriti, ormai a San Raffaele c’è un paesaggio «lunare»
Mai visto lo stato del fiume così basso
Tra «rigagnoli» d’acqua e detriti, ormai a San Raffaele c’è un paesaggio «lunare»
A San Raffaele
Se non fosse per i tratti più ampi in cui ci si rende conto di essere veramente sull’argine del fiume Po, e se non fosse per alcuni rigagnoli d’acqua seguendo il corso fino in direzione Chivasso, si potrebbe pensare di essere in un vero e proprio paesaggio lunare.
L'analisi
Se la situazione tra San Mauro, Settimo e Castiglione sembra essere particolarmente grave, è fino a San Raffaele che ci si deve spingere per rendersi conto di quanto sia scarsa la portata del fiume Po.
Ci siamo andati lo scorso venerdì insieme Roberto Scalafiotti, presidente della locale Aib. E’ stato lui ad accompagnarci, in un tratto che conosce molto bene, e a permetterci di spingerci oltre quello che si vede percorrendo le strade e i ponti del territorio.
Lo stato del fiume
Ci sono tratti di fiume Po in cui l’acqua è «sotto» di almeno due metri rispetto alla norma. O almeno rispetto a quanto tutti i sanraffaelesi che quel percorso che costeggia il Po conoscono molto bene. Almeno due metri in meno che hanno lasciato completamente deserte alcune vere e proprie «isole» di detriti che sono stati depositati dal corso d’acqua nel corso del tempo. Poi, il resto, l’ha fatto il gioco della natura con un corso d’acqua che si è spostato prima più a monte e poi più a valle. Eppure, in alcuni tratti, se non fosse davvero per piccole insenature in cui scorrono tutt’altro che impetuose le acque del Po, si avrebbe la netta sensazione di trovarsi sul set di un film ambientato nel vecchio west. Le acque scorrono flaccide a testimonianza di una situazione di particolare gravità per salute non solo del «Grande Fiume», ma anche e soprattutto per l’intera economia di sistema, quella agricola, che sul territorio ha sempre contato sulla possibilità di irrigarsi grazie al Po.
«Mai visto il fiume così basso e così scarso - spiegano gli anziani residenti della zona -. E’ sì sintomo dei tempi che sono cambiati e dell’emergenza climatica, ma anche di una visione troppo poco lungimirante a monte. Le riserve idriche sono sempre meno e non si è mai investito abbastanza per creare delle strutture in grado di evitare queste emergenze».
La scarsa portata d’acqua colpisce anche lo stesso Scalafiotti che ci ha accompagnato in questo viaggio sulle sponde del Po. «Ho cinquant’anni e non ho mai visto il fiume in queste condizioni», spiega indicandoci i tratti in cui il corso d’acqua tocca i suoi minimi. Così non l’ha mai visto così «vuoto» chi passeggia quotidianamente nel parco vicino. «Lo scenario è assurdo - spiegano -, e pensare che per così tanti anni abbiamo avuto la giusta e comprensibile paura per gli effetti di possibili esondazioni...».