Parte dal Fenoglio la nuova vita di 40 profughi ucraini
Sono malati psichiatrici che la scorsa settimana sono stati messi in salvo da una missione umanitaria della Croce Rossa Italiana
Parte dal Fenoglio la nuova vita di 40 profughi ucraini
Profughi ucraini
I loro volti sono segnati dalla malattia e dal terrore del conflitto in Ucraina. Ma, finalmente, proprio da Settimo per 40 di loro può iniziare una nuova vita, lontano dalle bombe.
Gli arrivi
Sono malati psichiatrici che la scorsa settimana sono stati messi in salvo da una missione umanitaria della Croce Rossa Italiana, solo l’ultima in ordine cronologico, che da Leopoli è riuscita a portare in salvo nel nostro Paese 82 persone. Pazienti affetti da gravi patologie, non solo mentali ma anche fisiche purtroppo.
«Se le avessimo evacuate, queste persone non avrebbero certamente superato il conflitto». «La Croce Rossa Ucraina ci ha chiesto aiuto per portare via tutte le persone possibili. Ne abbiamo portate via 82 in queste ultime ore, 84 nei giorni scorsi: tutto quello che ci sarà chiesto noi lo faremo, lo facciamo da oltre 150 anni sotto la bandiera della Croce Rossa. Cerchiamo di portare un po’ di umanità laddove non si trova. Nessuno si può permettere di girarsi dall’altra parte e far finta che tutto vada bene». E’ lapidario Ignazio Schintu, già storico coordinatore del Centro Fenoglio e adesso direttore operazioni emergenze e soccorsi della Croce Rossa nazionale. Lui, insieme alla collega Francesca Basile, responsabile dell’unità operativa migrazioni, lo scorso giovedì mattina hanno fatto ritorno al centro Fenoglio di Settimo dopo 36 ore di viaggio da Leopoli. Insieme a pazienti di cui è persino stabilire un’età precisa. Quello che si sa è che hanno un’età compresa tra i 20 e gli 80 anni. Le loro cartelle cliniche sono andate perse, ed è soltanto grazie al lavoro che la Croce Rossa Italiana, in team con i colleghi ucraini, ha svolto sul posto che è stato possibile compiere un vero e proprio triage insieme al personale medico. Una procedura che si è rivelata, di fatto, «fondamentale e utile per raccogliere tutte le informazioni utili per poter lavorare con qualche giorno di anticipo per trovare le strutture più adatte ad accogliere queste persone. Non è un approccio solo sanitario, ma multidisciplinare».
«Queste – sottolinea – sono persone estremamente sole e che non hanno parenti in alcun posto del mondo. Non hanno alcun punto di riferimento e dobbiamo garantire loro il massimo dei diritti».
L'impegno della Croce Rossa di Settimo
E dopo un viaggio lungo e difficile tutto il team della Croce Rossa Italiana e, in particolare quello del Centro Fenoglio di Settimo coordinato da Marsha Cuccuvè, si è messo al lavoro per l’accoglienza di queste persone. Dall’effettuazione dei test antigenici per accertare un’eventuale positività al Covid-19 e fino all’assistenza medico e sanitaria. Un macchina organizzativa che non si è mai fermata e che, anzi, promette di ripetere un’esperienza di questo genere anche nelle prossime settimane. Anche perché lo staff nazionale della Cri che gestisce questo genere di missioni umanitarie di evacuazione dall’Ucraina si è rimessa in viaggio poche ore dopo l’arrivo a Settimo. Pronti per una nuova importante operazione sul campo.