l'intervista

La deputata Costanzo «Appalti, sfruttamento del lavoro e criminalità: cambiare il sistema»

Messi sotto la lente argomenti molto importanti e attuali.

La deputata Costanzo «Appalti, sfruttamento del lavoro e criminalità: cambiare il sistema»
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La deputata torinese Jessica Costanzo ha puntato la sua attenzione su Appalti, sfruttamento del lavoro e criminalità. A riguardo Costanzo cambiare il sistema»

 

Appalti, sfruttamento del lavoro e criminalità

Il tema degli appalti è molto caldo, perché si intreccia a quello dello sfruttamento del lavoro, della riduzione del costo del lavoro, delle false cooperative, delle infiltrazioni della criminalità organizzata e dei contratti pirata. Ultimo esempio di questo intreccio ha riguardato di recente il nostro territorio, con l’operazione “Marco Polo” che ha scoperchiato un vero e proprio sistema criminale. «Gli amministratori di una società di Torino avevano stipulato contratti di fornitura di servizi per il confezionamento di scatole di pennarelli, penne e matite, con due diverse società committenti – ci racconta la deputata Jessica Costanzo - In realtà, i lavori venivano subappaltati ad altre imprese amministrate da familiari sodali. Quindi formalmente tutto figurava come un sub-appalto, ma in realtà faceva capo agli stessi associati. L’indagine è partita da una denuncia presentata dai lavoratori stessi, richiedenti asilo. Per 10 ore di lavoro al giorno, senza riposi settimanali, ricevevano da 350 ad un massimo di 600 euro mensili. Ovvio che queste condotte consentivano di praticare prezzi concorrenziali, e il profitto è stato quantificato in oltre 85mila euro».

Cosa ci insegna questa vicenda?

«Che la normativa in vigore consente queste storture. Oggi - perché un appalto o un subappalto sia lecito - basta che il committente, cioè chi ordina un lavoro, ponga tra sé e i lavoratori un semplice intermediario al quale conferire il potere di dirigere i lavoratori, magari attraverso una cooperativa di comodo costituita per questo scopo preciso. Ed è proprio questo che ha consentito la nascita di migliaia e migliaia di imprese, senza mezzi né capitali, e si è iniziato ad appaltare di tutto e di più, dando vita a quell’economia del sommerso e dell’illegalità, fatta di appalti e subappalti, di cooperative spurie e contratti pirata».

Si potevano evitare queste situazioni?

«Tutto ciò non sarebbe accaduto, ci tengo a sottolinearlo, se non fosse stata eliminata a monte la regola della parità di trattamento tra dipendenti del committente e appaltatore, in vigore fin dal 1960. Da quando è stata rimossa questa garanzia tutto il sistema si muove alla ricerca del prezzo più basso. E a farne le spese sono sempre i lavoratori, il loro trattamento economico, la loro sicurezza sul lavoro, che peggiorano da un appalto all’altro».
La stessa cosa era avvenuta a marzo con la cooperativa Tsl Service, che si occupava dell’installazione dei mobili per conto di Mondo Convenienza a Settimo Torinese.
«Anche lì i facchini hanno denunciato condizioni lavorative massacranti e la Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta. È evidente che - se si vogliono cambiare le cose - è questo il momento di intervenire».

Come si possono cambiare le cose?

«La proposta di legge a mia prima firma, in discussione alla Camera, pur essendo molto più ampia, ha proprio questo tra i suoi obiettivi principali. Peccato che tutti o quasi gli altri gruppi politici hanno presentato degli emendamenti al mio testo - cioè delle proposte di modifica - che snaturano completamente il senso della proposta. In questo modo, hanno mostrato chiaramente come non sia loro intenzione operare un vero cambiamento del sistema, ma solo lasciare tutto così com’è. Il termine per presentare le modifiche è scaduto, quindi ora si inizierà a fare sul serio, a discutere in Commissione su tutte le proposte. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane».

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